vita d'antiquari

Simone Facchinetti

Walter Padovani

La formica e la cicala

La storia e gli inizi
Mio padre era un restauratore di mobili. Sin da piccolo ho avuto a che fare con la sua bottega a Valeggio sul Mincio. All’inizio il mio compito era quello di raddrizzare i chiodi e classificarli per epoche e misure. La frequentazione di questo luogo familiare mi ha fatto appassionare alla materialità degli oggetti. Il passo successivo è stata la collaborazione con Mino Arduini, un antiquario di Parma, esperto di mobili antichi. La curiosità mi ha spinto a cercare nuovi orizzonti. Ho iniziato a viaggiare in Europa, inseguendo le aste del momento. Finalmente nel 2000 ho aperto la galleria a Milano. All’inizio non è stato facile. Ho iniziato a raccogliere i frutti del lavoro col passare del tempo.

Scoperte
Il mio punto di forza risiede nel fiuto, nella capacità di riconoscere la qualità. Prediligo la scultura, dal Rinascimento al Neoclassicismo. Ho uno sguardo prevalentemente tridimensionale. Tra le scoperte memorabili ricordo l’acquisto di due terrecotte all’asta della collezione Sackler a New York. Erano state manomesse a tal punto da farle considerare copie tratte da originali di Giovanni Baratta, lo scultore tardobarocco toscano. L’intuito mi diceva l’esatto contrario, cioè che fossero assolutamente autentiche, come difatti è emerso dopo la rimozione delle ridipinture.
L’altra scoperta di cui vado fiero è sempre una terracotta, raffigurante Ercole e il leone nemeo. Anche questa era stata ridipinta, anche se si intuiva la grande finezza dell’opera. La mia fortuna è stata proprio quella di credere nella sua qualità, ancora senza sapere che era un bozzetto di Marco Antonio Prestinari per un marmo realizzato al Castellazzo di Milano.

Futuro
Credo che i risultati nascano dal lavoro, quello quotidiano della formica. Meglio se la formica si è specializzata in un ambito specifico, dove può garantire un altissimo grado di professionalità. Ora sembra il tempo delle cicale, ma l’inverno è dietro l’angolo.