vita d'antiquari

Marco Riccòmini

Diego Gomiero

The Cook

Tra le cose che (fino ad ora) mi son perso c’è anche una cena da quel cuoco che si dice formidabile del Gomiero. Avete letto bene: cuoco, ossia quello che sta ai fornelli, impana, frigge, manteca e cucina, appunto. Perché il Lessico di Auguste Escoffier è stata la prima “Bibbia” di Diego, così da poter dar una mano ai suoi genitori nel ristorante Da Mario a Montegrotto Terme, fuori Padova. E mi snocciola una lista, anzi, che dico, un vero e proprio menù di commensali che si sono avvicendati ai suoi tavoli, a cominciare dagli scomparsi Ettore Viancini e Franco Maria Ricci («giuro che non li ho avvelenati...») per finire con Giovanni Pratesi, Carlo Orsi, Graziano Gallo, Attilio Codognato e Vittorio Sgarbi (che, per una ragione o per quell’altra, sembrano un po’ tutti personaggi usciti dal torbido film scritto e diretto da Peter Greenaway nel 1989 The Cook, the Thief, His Wife & Her Lover). Personaggi coi quali, invariabilmente, si finiva – tra tarallucci e vino – a parlar d’arte, e non solo di quella della tavola, What else? Comincia così a collezionare, premurandosi di far anzitutto scorta di libri (e non più solo l’Artusi) perché, come gli disse Paolo Rosa (che, nel film di Greenaway, immaginiamo vestire i panni del libraio Michael), altrimenti «come puoi diventare un buon antiquario?». Poi s’innamora della scultura, in particolare quella del Novecento italiano (da Medardo Rosso ad Adolfo Wildt, da Arturo Martini a Marino Marini) e, alla fine, della sua passione (non più quella ai fornelli) ne fa un mestiere aprendo prima nel 2003 una galleria a Padova poi a Milano due anni più tardi.