vita d'antiquari

Simone Facchinetti

Fabrizio Russo: Galleria d’arte Russo

Una storia lunga più di un secolo


Storia
La prima sede venne aperta a Roma nel 1898, anno in cui Pasquale Addeo, mio bisnonno, inaugurava una galleria antiquaria in via del Babuino. L’attività venne successivamente portata avanti dal genero Franco Russo, specializzato in dipinti antichi e dell’Ottocento coadiuvato, in un secondo momento, dal fratello Ettore. Quest’ultimo, con il terzo fratello Antonio, ha aperto in Piazza di Spagna la nuova sede della Barcaccia, che divenne ben presto (e fino al 1981) una delle più prestigiose gallerie italiane d’arte moderna, instaurando rapporti privilegiati con alcuni dei pittori più significativi del XX secolo, primo fra tutti Giorgio de Chirico. Dopo l’improvvisa scomparsa di Franco Russo, nel 1960, l’attività di famiglia venne portata avanti dal figlio Salvatore, mio padre, cui si deve l’apertura della sede dello Scalino di via Capo le Case – con sede anche a Salsomaggiore, Abano Terme e Milano Marittima. Nel 1984 è stata aperta la sede in via Alibert presso la quale ho cominciato, appena ventenne, a muovere i primi passi.
Mio padre mi portava spesso con sé, quando si recava a casa Balla in via Oslavia a Prati, dove vivevano ancora le signorine Balla, le figlie del pittore. Un giorno del 1981, la signorina Elica mi prese la mano per condurmi in una stanza vicina all’ingresso; qui, in una rastrelliera, scorsi le tele di Balla, che poi sarebbero state donate al Comune di Torino. Con semplicità e delicatezza mi fece “vedere” alcuni dipinti, illuminandomi sul senso della ricerca del maestro futurista, che fino a quel momento mi era apparsa meravigliosamente cifrata. In seguito alla crisi economica internazionale del 2008-2010, si rese necessario riflettere su quale strada dovessi prendere con la galleria: il Futurismo è l’avanguardia italiana più riconosciuta a livello internazionale. Quasi subito intuii, che la strada maestra da imboccare era quella che mi avrebbe portato a indagare l’universo futurista. Decisi quindi di dedicare una mostra a Giacomo Balla, riprendendo quel discorso iniziato con la mostra su Umberto Boccioni, curata da Maurizio Calvesi nel 2000. Il Futurismo sembra contenere in nuce tutta la modernità, ma anche un rinnovamento radicale della vita sociale! Da quel momento in poi è stato un susseguirsi di mostre dedicate ai protagonisti del movimento d’avanguardia e dell’Aeropittura.

Scoperte
In famiglia ascoltavo parlare d’arte tutti i giorni, mentre le opere entravano e uscivano da casa come fossero persone... Un ricordo indelebile è legato a un dipinto straordinario eseguito da Giorgio de Chirico intorno al 1928, Temple et forét dans la chambre, appartenuto a Léonce Rosenberg, oggi notificato dal Ministero dei Beni Culturali. Troneggiò a lungo nel nostro salotto, prima che mio padre lo vendesse. Quel dipinto mi diede un improvviso appuntamento il 10 novembre 1981 alla GNAM, quando si inaugurò la retrospettiva di Giorgio de Chirico. Lo scopersi appeso tra altre numerose opere. All’improvviso mi tornò alla mente un ricordo passato. Mi avvicinai lentamente con il cuore in gola e iniziai a scrutarlo attentamente. Sentii un tuffo al cuore, un sobbalzo impercettibile agli occhi degli altri visitatori: il dipinto portava ancora il segno leggero ma impertinente di una delle nostre intemperanze fanciullesche! In qualche modo quell’opera ha acceso un fuoco in me.

Futuro
Lo scenario è cambiato più negli ultimi trent’anni, che nei cento precedenti. È cambiato in modo radicale il modo di comunicare. Oggi la galleria deve confrontarsi con la proliferazione delle fiere d’arte nel mondo e con il potere delle case d’aste. Viene spontaneo interrogarsi sul ruolo delle gallerie nel prossimo futuro. Se dovessero sparire chi sarebbe in grado di promuovere una ricerca a tutto tondo sugli artisti, sulle opere d’arte? Sono convinto che le gallerie rimarranno uno spazio dove il collezionista amerà andare per confrontarsi, in uno scambio proficuo di opinioni e di complici confessioni.