Marco Riccòmini
Piccole donne crescono
A leggere le note inviatemi dalle sorelle Camellini sarei tentato di scegliere per sottotitolo della loro Vita Piccolo mondo antico, sebbene, più che il romanzo di Antonio Fogazzaro, per rimanere sempre in ambito letterario ottocentesco, si direbbe più azzeccato quello celeberrimo di Louisa May Alcott Piccole donne crescono. Perché Elena ed Elisa Camellini crescono a fianco del padre imparando fin da bambine a incerare, lucidare e spolverare col panno di lana cassettoni, credenze e cassapanche, e tutto quello che c’era in bottega ricavandone a fine giornata una “paghetta”. Accompagnano i genitori Silvana e Roberto in spedizioni a destra e a manca a caccia di mobili, finendo con l’appisolarsi al rientro nel furgone stipato d’acquisti. Ma, a un certo punto, l’infanzia finisce, e si ritrovano da sole al timone della Galleria, a navigare in tempi difficili in acque agitate, quelle nelle quali gli arredi e i mobili antichi non sono più à la page. E questo è il momento in cui entra in gioco la fantasia e l’immaginazione, perché se i privati sono più restii ad un arredo d’epoca i musei, al contrario, lo ricercano. Così vendono arredi del Settecento al Royal Castle Museum di Varsavia (che li perse durante la seconda guerra mondiale). E siccome i film in costume necessitano di ambientazioni credibili, affittano alla Walt Disney Pictures un lampadario in legno intagliato, dorato e ricco di cristalli che va ad abbellire il Royal Naval College, set, in quell’occasione, del film Cinderella (Cenerentola), diretto nel 2015 da Kenneth Branagh; perché, dopotutto, ogni fiaba ha il suo lieto fine.