vita d'antiquari

Leonardo Piccinini

Altomani

Milano-Adriatico e ritorno

“Sì, mio nonno Amos Altomani faceva l’antiquario a Milano, poi si spostò a Forlì. Mia madre Anna Maria e mio padre Giancarlo dopo la galleria di Pesaro hanno aperto a Milano. Corsi e ricorsi” sorride Andrea Ciaroni, che da via Borgospesso gira il mondo a caccia di opere da (ri)scoprire. “Sembra incredibile ma è ancora possibile che riemergano capolavori negletti, si possono risvegliare da un lungo sonno opere fantastiche”. È ancora forte l’emozione per l’avventura caravaggesca di Madrid, dell’Ecce Homo di cui mezzo mondo ha discusso e che ha visto Ciaroni tra i primi ad accorgersene. “Fa riflettere questo improvviso risveglio, questa epifania di un’opera che tante persone avvedute e istruite avevano sotto gli occhi. Eppure appena l’ho visto ho avuto la certezza che fosse Caravaggio, non c’erano dubbi!”. Dopo la laurea a Firenze “su consiglio di Federico Zeri, amico di mio padre” e l’importante pubblicazione sui bronzi medicei del Bargello, l’antiquariato nella galleria di famiglia. “Mia mamma ha un occhio infallibile sui dipinti, io ho un debole per la scultura. Penso tra le tante opere a cui sono legato, allo straordinario Angelo del Giambologna, eseguito per i frati della Certosa del Galluzzo, mai replicato dall’artista o dalla bottega, o il San Giovanni Battista di Benedetto da Rovezzano, già nella collezione Rospigliosi e in quella del mitico antiquario Bardini, per cui siamo stati premiati alla Biennale di Firenze 2019”.