vita d'antiquari

Marco Riccòmini

Miriam Di Penta

Vivere significa sempre tendere in avanti, verso l’alto, verso la perfezione, e raggiungerla.

«Era un’asciutta giornata di gelo del principio di novembre, con un cielo calmo, d’un grigio plumbeo» ... Ogni volta che la vedo il pensiero mi va a quella Lara Antipova, che lascia Varykino su una slitta che corre sulla neve, girandosi a guardare ancora una volta Jùrij Andrèevič (Omar Shariff), tanta è la somiglianza col personaggio interpretato da Julie Christie nel film Il dottor Živago, diretto nel 1965 da David Lean. Però, sotto il grande colbacco di pelo, per così dire, ci sta anche il tempo per una laurea in Scienze Politiche e una in Lettere, un Diploma di Specializzazione in Storia dell’Arte Moderna e un Dottorato di ricerca approdato al libro su Andrea de Lione (che sappia anche suonare la balalaika?). Così, per esplorare nuovi orizzonti, dopo gli studi e una breve esperienza nei panni di consulente presso la Sotheby’s di Roma, Miriam ha lanciato il cuore oltre l’ostacolo e ha aperto galleria in uno dei più fascinosi cortili di via di Monserrato a Roma. Sua la scoperta del Lanfranco Giustiniani, dell’Autoritratto di Paolo Guidotti Borghese, da oltre mezzo secolo pubblicato come in ubicazione ignota, oltre a qualche inedito di Agostino Tassi, Domenico Gargiulo, Filippo Napoletano, Corrado Giaquinto e Mattia Preti, e al Ritratto di giovane di Andrea Commodi, “un portrait mystérieux et magnétique” (un ritratto misterioso e magnetico), da poco acquisito dal Musée des Augustins di Tolosa, da aggiungere al suo palmarès professionale. Dopotutto, come insegna Boris Leonidovič Pasternak, «vivere significa sempre tendere in avanti, verso l’alto, verso la perfezione, e raggiungerla».