vita d'antiquari

Simone Facchinetti

Antonio Parronchi

Scoperta dell’Ottocento italiano


Gli inizi
Ho ereditato la passione per la pittura da mio padre. Era un piccolo collezionista della scuola labronica. Negli anni ’60 presi a frequentare l’ambiente artistico fiorentino dove conobbi Maccari, Marcucci, Loffredo, Alfonso Gatto e gli intellettuali che, all’epoca, frequentavano le principali gallerie, come Mario Luzi. Questo gruppetto di artisti, intellettuali e appassionati si riuniva nella Galleria Santa Croce, poi alla Pananti. Così la mia passione cresceva e anche la mia collezione. L’interesse usciva dai confini toscani e si allargava alla pittura italiana del tempo, tramite Guttuso, De Pisis, De Chirico. In Italia il mercato dell’arte tirava, eravamo in pieno boom economico e la richiesta di quel tipo di pittura era altissima. Cominciarono a girare tanti falsi, messi in circolazione da mercanti senza scrupoli per soddisfare le richieste dei collezionisti. Fu allora che, dopo alcune delusioni, decisi di tornare al mio primo amore: l’Ottocento. Cominciai a studiare, a visitare musei e gallerie in Italia e all’estero. Mi feci anche una cultura pratica frequentando esperti restauratori, specializzandomi soprattutto sui dipinti toscani, Macchiaioli e post Macchiaioli. Nel 1975 partecipai alla Biennale dell’antiquariato di Palazzo Strozzi come collaboratore della Galleria “il Fiorino” con una mostra sul pittore Oscar Ghiglia. Nel 1977 aprii la mia prima galleria in Borgognissanti a Firenze. Nell’84 cambiai galleria trasferendomi in via Dei Fossi, dove sono tutt’ora. Nel 1990 creai una nuova galleria a Milano in Via Turati che si chiamava, appunto, Turati Arte. Così feci il grande passo allargando la mia specializzazione a tutta la pittura italiana dell’Ottocento.

Scoperte
Alcune scoperte mi sono rimaste impresse nella memoria perché sono state le prime. Avevo da poco inaugurato la galleria e fui chiamato da un distinto signore che mi propose l’acquisto di un’intera collezione ereditata dal nonno. Si trovava in un vecchio palazzo fiorentino, da anni disabitato. Acquistai tutto: c’erano dipinti molto belli, anche se necessitavano di un accurato restauro. In un primo momento avevo escluso quattro piccole tavolette che si trovavano in cucina, talmente sporche di fumo che non si capiva neppure il soggetto, oscurato dalla fuliggine. La grande sorpresa e soddisfazione fu quando dopo il restauro e la pulitura vennero fuori due bellissimi Fattori e due magnifici Lega. Scoperte di questo tipo, in tanti anni di attività ce ne sono state, ma si perdono nella memoria.

Futuro
Se questa domanda mi fosse stata fatta qualche anno fa, sarei stato più ottimista, con tutto quello che c’è ancora da studiare e valorizzare del XIX e XX secolo. Negli anni recenti ho assistito a un abbassamento culturale enorme, le mode hanno stravolto il gusto del pubblico. Sono comunque fiducioso che una nuova generazione si rivolgerà ai temi che mi hanno appassionato per un’intera vita.