vita d'antiquari

Marco Riccòmini

Luca Vivioli

Non c’è cosa a casa sua o nei suoi stand che non vorrei a casa mia...

Prima o poi qualcuno dovrà scrivere la storia degli antiquari che hanno contribuito col loro gusto ad arredare le case dei nostri genitori e di chi li ha preceduti. Tra questi c’era Lazzaro, il padre di Luca. Aveva studiato alla Scuola di Belle Arti, apprendendo i segreti della ‘costruzione’ delle cose, primo passo per diventarne conoscitore. Lo ricordo a Londra, battere le aste col figlio al seguito e poi a Genova, col negozio a un passo da Palazzo Ducale. Ciononostante, il passaggio del testimone non era scontato, tant’è che Luca ha una laurea in Economia e Commercio. Sarà stata la libertà di scelta che gli ha lasciato il padre, sarà stata la malia irresistibile di questo mondo ‘antico’, Luca ha finito col seguire le orme paterne, eguagliandone la bravura. En toute amitié, posso confessare che gli invidio un paio di cose. La prima, sono i mesi che da anni spende a Maui. Dice per il surf; sarà, ma intanto rosico ogni volta che capito su ‘Hawaii Five-0’. L’altra, che ci riguarda più da vicino, è il gusto. Comprese le sue impeccabili Veste de travail Bleu Roi, non c’è cosa a casa sua o nei suoi stand che non vorrei a casa mia. Sarà perché chi cresce a Genova, oltre al sapore di sale, respira quel gusto internazionale che è proprio di quella città che fin dal Cinquecento ha avuto alcune delle più belle case del mondo, ricche di tutto ciò che di più raffinato si produceva a casa nostra o in terre lontane, come la Cina o il Giappone. ‘Purtroppo’, forse proprio grazie agli studi in economia, è talmente bravo ad anticipare il mercato, che vende ogni cosa prima che io arrivi...