vita d'antiquari

Simone Facchinetti

Matteo Salamon

Ragione e sentimento


La storia e gli inizi
La storia della famiglia Salamon – nel mercato dell’arte – ha inizio nel 1950, per opera di Ferdinando (mio nonno), che trasformò la sua passione per le incisioni antiche in una professione. La tradizione proseguì con i suoi figli, Harry, Gianni e Silverio. Io ebbi i primi contatti con questo mondo appena diciottenne, grazie a mio zio (Silverio): per l’esattezza alla Biennale di Antiquariato di Firenze. Ho seguito le orme di famiglia ma nel corso del tempo capii che la mia vera passione non erano le incisioni ma i dipinti antichi. Alla fine degli anni ’90 fondai, con mia sorella (che in seguito prese la via dell’arte contemporanea), la società Salamon & C., specializzandomi in ciò che ho imparato ad amare di più: la pittura italiana dei primitivi e il vedutismo. Tratto anche disegni antichi, ma nonostante ami acquistarli, ho difficoltà a separarmene, quindi tendo a collezionarli per me. Suona un paradosso ma è così.
La passione per la pittura primitiva la devo a un amico carissimo. Un giorno mi incaricò di vendere un dipinto della sua collezione, un’opera rara e importante di un pittore fiorentino della seconda metà del Trecento. Fino a quel momento avevo osservato i “fondi oro” con venerazione e umiltà. Quel successo è stato alla base della mia specializzazione.

Scoperte
Sono due le opere che hanno segnato un punto di svolta nella mia vita professionale. La prima è una tela di Sebastiano Ricci, un Riposo durante la fuga in Egitto, che apparteneva ad un collezionista ebreo la cui famiglia fu vittima delle razzie perpetrate dai tedeschi durante il secondo conflitto mondiale. L’erede legittimo rientrò in possesso del dipinto, assieme al resto della straordinaria raccolta familiare messa insieme in diverse generazioni. Mi incaricò di gestire la dismissione dell’intera collezione. Fu la prima “operazione” che portai a termine, poco più che ventenne. Il secondo è un piccolo dipinto primitivo che solo qualche anno dopo avrebbe innescato in me una bruciante passione, che ancora oggi non fa che progredire. Nella mia carriera ho trattato opere di valore assai più rilevante, tuttavia sono state queste a segnare la mia strada.

Passione
Quanti mestieri permettono di alzarsi tutte le mattine e di iniziare a sognare? Non credo siano molti. Sognare di scoprire un capolavoro, di incontrare un collezionista con cui allacciare una relazione e creare un percorso insieme, qualcuno che condividerà la nostra stessa passione.

Futuro
Mi piace pensare che il nostro – uno dei mestieri più antichi del mondo – non avrà mai fine. I vecchi del mestiere si lamentano perché “ai nostri tempi il mercato era più attivo ecc. ecc.”. Penso che le stesse cose le avranno sentite dire dai loro predecessori, e questi dai loro…
La nostra professione è in continuo mutamento. Noi “piccoli” antiquari  rappresentiamo l’élite del mondo dell’arte. È un mestiere basato sulla professionalità e la discrezione assoluta. Le grandi aziende, e penso in particolare alle case d’asta, non sono in grado di dare ciò che possiamo offrire noi antiquari. Sarebbe come paragonare un supermercato a una boutique. Impossibile. Il collezionista raffinato non potrà fare a meno dell’antiquario, così come l’antiquario non potrà fare a meno del collezionista raffinato.