vita d'antiquari

Simone Facchinetti

Carlo Orsi

Antiquario gentiluomo


La storia e gli inizi
La Galleria è stata fondata da mio padre Alessandro nel 1952, in via Bagutta 14 a Milano. Grazie a lui mi sono innamorato di questo mestiere. Dalla fine degli anni ’70 ho iniziato a lavorare al suo fianco. Dopo un paio di anni sono partito per Londra e poi per New York, dove mi sono fatto le ossa. Mio padre ripeteva che aveva fatto fortuna dentro la cerchia dei Navigli. Questo motto non valeva più per me, perché il mercato dell’arte stava cambiando. All’inizio sono andato per tentativi. Questo mestiere si impara dopo un lungo tirocinio, fatto di successi ma anche di errori. Negli anni ottanta l’antiquariato era di moda: mobili, stampe, cornici, oggetti, si vendeva di tutto purché fosse antico. Alla fine di quel decennio mio padre si è ritirato dall’attività e mi ha lasciato la galleria. Da quel momento mi sono progressivamente specializzato in dipinti e sculture antiche. Ho sempre mantenuto contatti stabili con Londra, in particolare con la Trinity Fine Art di John Winter. Dopo la sua recente scomparsa ho deciso di espandermi nel Regno Unito, ritirando la società.

Scoperte
Una delle scoperte più emozionanti è stato il ritrovamento di un pilastrino della tomba di Gaston de Foix, scolpita dal Bambaia, che ho ritrovato “fuori contesto”, a Forlì. Potrei fare molti esempi simili. Giudico fondamentale trattare manufatti di qualità e nel nostro mondo è sempre più difficile fare scoperte assolute, ovvero rintracciare opere completamente sconosciute. Mi basta riscoprire un ritratto di Pontormo di cui si erano perse le tracce più recenti, oppure poter gestire un’opera straordinariamente rara come il Ritratto di Michele Marullo di Sandro Botticelli, cosa che mi è capitata di recente. Tutto è relativo, anche le scoperte.    

Futuro
Il nostro è un mestiere destinato a sopravvivere. Non vedo possibilità di crisi. Con il passare delle generazioni si forma un nuovo pubblico, più colto, più esigente. Noi dobbiamo solo essere pronti, all’altezza, tramite opere che pur venendo dal passato incarnano il gusto del presente.