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di Anna Orlando

IL FASCINO E IL MITO DELL'ITALIA

Il viaggio a cui il visitatore è invitato, quasi nuovo protagonista di un plurisecolare gran tour, è quindi cronologico e sul filo del tempo si susseguono velocemente gli stili, e con essi le mode, le tendenze del gusto, i topos formali e figurativi.

Cosa piaceva dell’Italia nel Cinquecento? Cosa guardavano gli artisti che scendevano ad abbeverarsi alla fonte della cultura occidentale dopo il Rinascimento e in Età Barocca? E cosa attirava i viaggiatori più colti, i giovani rampolli dell’aristocrazia di tutta Europa nel Settecento, poeti, letterati, musici e pittori tanto da trascorrere lunghe settimane con i loro Grand Tour? Quali sono gli artisti del Novecento che hanno dichiarato esplicitamente il loro amore per questo Paese e nelle cui opere si trovano eloquenti omaggi all’Italia?
Le domande, tutte, trovano risposta nella succulenta sequenza di capolavori selezionati per la mostra in corso fino al  6 settembre alla Villa Reale di Monza, “Il fascino e il mito dell’Italia dal Cinquecento al contemporaneo”.


Il comitato scientifico responsabile di queste scelte, una a una indiscutibili, anzi, semmai scontate, è capeggiato da Caterina Bon Valsassina, già direttore Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Lombardia quando il progetto espositivo venne avviato. Partì da un’idea di Nicola Spinosa che, prima della fine dei lavori ha lasciato la squadra lamentando un inaccettabile stravolgimento dell’idea iniziale. Tra i nomi dei promotori, segue, anche per gerarchia, Sandrina Bandera, direttore del Polo Museale della Regione Lombardia. E poi altri dello staff istituzionale anche di Villa Reale. Infine, ben dodici studiosi per il comitato scientifico, ministeriali e non, alcuni dei quali responsabili delle tre sezioni in cui è diviso il catalogo, edito da Skira, e la mostra, nel percorso, talvolta un pochino contorto all’interno degli spazi anche angusti della ex reggia tardo settecentesca voluta dagli Asburgo.
Emanuela Daffra ha seguito la sezione relativa al Cinquecento, Alessandro Morandotti quella del Seicento e primo Settecento, Fernando Mazzocca l’epoca dal Neoclassicismo al Simbolismo e Ada Masoero il Novecento e Duemila.


Il viaggio a cui il visitatore è invitato, quasi nuovo protagonista di un plurisecolare gran tour, è quindi cronologico e sul filo del tempo si susseguono velocemente gli stili, e con essi le mode, le tendenze del gusto, i topos formali e figurativi. E ovviamente gli artisti, privilegiati quelli dal nome altisonante e noto ai più, e alcuni loro capolavori, visto che, ovvio, la mostra è pensata per un ipotetico pubblico internazionale in visita a Expo. Quindi gli assunti critici non sono particolarmente ricercati e si riassumono nella domanda: che cosa affascina da sempre il viaggiatore straniero, l’artista, il globetrotter di ieri e di oggi che qui trova quel qualcosa di speciale che gli fa dire: <<Voglio tornare>>?. E’ poi ben chiaro il filo rosso nelle scelte: un intrecciarsi di bellezza, eleganza e qualità. Basterà guardare le immagini qui proposte: solo alcuni dei numerosi highlights della mostra.
Per questo evento, fortemente appoggiato a livello istituzionale, si sono ottenuti prestiti anche dai musei solitamente più avari come quelli fiorentini, Uffizi compresi, da dove viene la nota “Eva” su tavola di Lucas Cranas, o come la Galleria Borghese di Roma, da cui arriva addirittura la suadente e meravigliosa “Danae” del Correggio. Tra i gioielli esteri l’”Autoritratto” di Van Dyck dall’Hermitage di San Pietroburgo.
In attesa che i dati a consuntivo dicano se davvero tutto ciò è riuscito a far presa sul pubblico generico di Expo, agli addetti ai lavori farà comunque piacere godere di tanta qualità.


IL FASCINO E IL MITO DELL'ITALIA, Dal Cinquecento al Contemporaneo
Monza, Villa Reale, 23 aprile - 6 settembre 2015