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Leonardo Piccinini

“Caporale di una napoleonica scapigliatura”

Felice Giani, Palazzo Bentivoglio e la gratitudine.

Mentre sto scrivendo, giunge notizia della scomparsa di Antonio Paolucci, grande protagonista della cultura italiana, arrivato a ricoprire la carica di Ministro, dopo una lunga carriera nella tutela dei beni culturali, e in seguito di direttore dei Musei Vaticani. Lì lo incontrai con Francesca Antonacci in una indimenticabile mattina di giugno del 2015, sul sito della Gazzetta una sintesi di quel momento (vai all'articolo)

Credeva nello Stato e nella forza dell’insegnamento, della cultura per tutti. Come un altro grande che ci ha da poco lasciato, Eugenio Riccomini, che così esortava la sua Bologna: “in una città civile la cultura sgorga, viene data a tutti come l'acqua del rubinetto”. A loro va la nostra gratitudine.

E un po’ di gratitudine mi piace riconoscere a una sede espositiva, alla cura di un luogo monumentale, Palazzo Bentivoglio, a una famiglia, quella dei Vacchi - al direttore Tommaso Pasquali - che da alcuni anni se ne prende cura con impegno e generosità, con scelte curiose, sorprendenti, mai banali, come nel caso della mostra (a ingresso gratuito!) Felicissimo Giani.

Omaggio nel bicentenario della morte a un artista simile solo a se stesso, “neoclassico e anticlassico, neo manierista e preromantico, accademico e antiaccademico, copista dall’antico e nemico delle precisioni filologiche, genio bizzarro e interprete delle élite napoleoniche” (Pasquali), che solo l’esattezza di Roberto Longhi poteva definire “caporale di una napoleonica scapigliatura”. Il mondo napoleonico delle grandi infrastrutture, come la strada del Sempione resa con visionaria drammaticità, quasi in attesa di essere colorata da Kirchner un secolo dopo, o la villa del parvenu Aldini costruita nel luogo più cool della Parigi di allora, l’attuale Montmorency che fu ribattezzata durante la Rivoluzione Emile, in omaggio a Jean-Jacques Rousseau che in quelle campagne scriveva i suoi capolavori (saccheggiata dalle truppe di Blücher, sarà demolita). Affrettatevi: la mostra chiude il 25 febbraio, e se potete, una volta acquistato il catalogo, andate a Faenza, almeno per Palazzo Milzetti, del quale proprio Paolucci scriveva così: “Non troverete né a Vienna né a San Pietroburgo e neppure a Parigi un edificio paragonabile per raffinatezza, per eleganza, per gusto incantevole del decoro interno, all'edificio che l'architetto Pistocchi edificò e Felice Giani affrescò fra il 1802 e il 1805 per il conte Francesco Milzetti”.