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Simone Facchinetti

Sandro Penna e le arti figurative

“In questo periodo sto molto male e poi non vedo nessuno”

“Un mare tutto fresco di colore” è il titolo della mostra che la Galleria Nazionale dell’Umbria di Perugia ha dedicato a “Sandro Penna e le arti figurative” (aperta fino al 14 gennaio 2024). Nel bel catalogo della mostra (Magonza, 280 pagine, 30 euro), a cura di Roberto Deidier e Tommaso Mozzati, si trovano diversi spunti sulle frequentazioni di Penna con il mercato dell’arte che, notoriamente, frequentava e arbitrava in forme del tutto amatoriali.

Il tema è affrontato nel saggio di Mozzati che riporta diversi passi letterari che sono delle autentiche gemme. Faccio solo un paio di esempi, scriveva Penna: “mentre mi reputo di infallibile gusto, non sono capace, rifuggo, o voglio nel mio intimo rifuggire dalla spiegazione letteraria di quel gusto”. Oppure, mentre parlava della propria collezione: “una brutta casa tutta tappezzata di quadri eterogenei accostati a casaccio, e per quale piacere solo un esperto freudiano direbbe”.
C’è più consapevolezza dei meccanismi collezionistici in questi due apparenti paradossi che nei manuali sull’argomento.


"Oltre a essere stato uno dei più grandi poeti italiani del XX secolo (qualcuno sostiene in assoluto il più grande) Sandro Penna ha bazzicato con molti artisti, praticando un po’ di mercato dell’arte".


Oltre a essere stato uno dei più grandi poeti italiani del XX secolo (qualcuno sostiene in assoluto il più grande) Sandro Penna ha bazzicato con molti artisti, praticando un po’ di mercato dell’arte. Nel lungometraggio di Mario Schifano, Umano non umano (presentato alla Mostra del Cinema di Venezia nel 1969), quando appare la figura di Penna non si sa se ridere o piangere. A dire la verità, nei punti più commoventi, si può ridere fino alle lacrime.
Penna è ripreso nella sua casa romana, al numero 28 di via della Mola dei Fiorentini. L’abitazione, posta al quarto piano, era costituita da quattro stanze e il poeta è intervistato in due ambienti diversi: la camera della madre (deceduta) e la sua. In entrambe regna un caos che si può trovare solo da certi rigattieri che, nella vita, hanno accumulato di tutto, ammassando alla rinfusa materiali eterogenei. Anche Penna sembra aver dimenticato tutto ciò che ha raccattato nel corso di una vita, ha l’aria un po’ distratta, di uno capitato lì per caso. Schifano non dice una parola, rimanendo in perenne silenzio. Suona quindi come una richiesta di aiuto il lamentoso: “Io in questo periodo sto molto male e poi non vedo nessuno”, candidamente confessato da Penna che prosegue con due o tre frasi che, sentite dalla sua voce, toccano quel punto lirico di cui parlavo prima (tra il riso e il pianto). Ovviamente contribuisce l’ambiente surreale della casa. L’inquadratura è fissa sul letto della madre dove sono accatastati quadri e cornici. In alto è appeso un dipinto di Schifano che, secondo la madre, Penna avrebbe messo lì con il solo scopo di ucciderla: nel caso le fosse cascato in testa mentre dormiva.

Infine, alcune frasi che registrano il suo stato d’animo, buttate lì, come il resto dell’arredo, alla rinfusa: “Io in genere c’ho quadri figurativi, sai devo venderli… La gente che viene da me insomma non è molto all’avanguardia, compra più che altro roba molto figurativa spesso brutta anche. […] Io poesie non ne scrivo più da dieci anni. Faccio questo coso, così, questa specie di commercio ma al quarto piano non ci viene più nessuno”.
Tra i suoi clienti: Pasolini, Moravia e la Morante. Sarebbe bello saperne di più sull’attività impropria esercitata da Penna, i quadri che ha collezionato… o forse, ancora meglio, quelli che non è riuscito a vendere. Finalmente grazie alla mostra “Un mare tutto fresco di colore” possiamo conoscere da vicino la storia intima della sua passione per l’arte.