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Antonio Pepe

Pellegrini di Puglia

Alcune proposte

Sono sempre più frequenti, di anno in anno, i vacanzieri in terre pugliesi. Ma un ospite d’eccezione precedeva le mode e ne lasciava memorie in un libro intitolato “Pellegrino di Puglia”: Cesare Brandi. I suoi rapporti con questa terra assomigliano alle premurose attenzioni profuse ad una persona cara in malattia. Benevole carinerie si alternano a rimproveri angosciati, per atteggiamenti nocivi alla salute. Come la rabbia paterna scatenata dal dannoso smantellamento e rimontaggio del campanile della cattedrale di Trani, un restauro autolesionistico: “Pellegrino di Puglia sono anch’io, e anch’io canterei volentieri Kirie eleison: ma, di questo passo, imparerò a bestemmiare”. Bestemmie a parte, Brandi ci tornava, in Puglia, con la frequenza e la passione di un amante, portando con sé la penna del poeta. La lettura è obbligata a chiunque decida di intraprendere il viaggio.

Oggi non son guarite - anzi si assommano - le malattie. La Xylella fastidiosa ha messo in ginocchio le “glauche selve d’olivi”, per dirla con Carducci, che ora formano argentee distese di cadaveri. La più tragica visione di questa strage (sono 21 milioni i cadaveri stimati) l’ha immortalata Edward Burtynsky, fotografo canadese vincitore del “Premio Pino Pascali”. Le sue opere sono state esposte nel museo civico Sigismondo Castromediano a Lecce, la visita è sempre gratuita. Le fotografie arricchivano il percorso museale (il connubio studiato benissimo) che in un allestimento d’avanguardia espone austere primizie archeologiche. Un museo ancora troppo poco frequentato, dai locali si intende. Un abbinamento ancora più spinto, per cronologie e alterità, nella mostra “Tobia Scarpa: design e gusto della tavola italiana” visitabile fino al 31 ottobre nel museo civico di Paleontologia e Paletnologia di Maglie. Tra le zanne di Mammuthus Primigenius e i denti di uomo di Neandertal si apparecchiano le vetrine con le stoviglie disegnate dal noto architetto. Gli altri oggetti che hanno fatto la storia del design si camuffano con l’arredamento del museo. È una caccia al tesoro che o la si ama o la si odia, io direi che diverte. 

Nel Castello Normanno Svevo di Mesagne "Caravaggio e il suo tempo", mostra aperta fino all’8 dicembre. Sforzi di questa entità sarebbero da lodare: artisti come Peterzano e Pedro Núñez del Valle non si vedono spesso in Puglia, ed è piacevole incontrarli. Ma già a contraddire il titolo scelto, non solo il suo tempo è rappresentato se perfino nella prima sala trovano posto le tele di Roberto Ferri. Il motivo non è del tutto chiaro ma almeno quelle sono di qualità, dunque una sorpresa che non dispiace. Può turbare invece qualche ospite di troppo e qualche assenza inspiegabile. Apprezzando lo spirito d’iniziativa non posso che domandarmi: siamo sicuri che quelle selezionate siano le opere più rappresentative di Caravaggio (in mostra sono un paio di copie di collezione privata) e la sua età? Eppure, in Puglia non mancherebbero bellissimi esempi di caravaggismo, Finoglio e i Fracanzano farebbero volentieri da aprifila. Ma a tutto c’è rimedio. In questo caso si risolve con qualche chilometro in auto e un’oretta di viaggio. A Conversano, tappa consigliata anche agli amanti della letteratura, nella Pinacoteca Paolo Finoglio troverete la più coinvolgente serie pittorica dedicata alla Gerusalemme Liberata di Torquato Tasso. Ben dieci tele realizzate dal Finoglio per gli Acquaviva d’Aragona esposte nel piano nobile dell’omonimo castello. La possibilità di poter vedere in loco un ciclo completo di questa entità è un’occasione troppo ghiotta per lasciarsela scappare. È Carlo Mansueto che da più di un ventennio dedica le maggiori cure al museo. Mi permetto di rendere pubblico uno dei suoi sogni ancora irrealizzati: una grande mostra sui Fracanzano. Ora che lo sappiamo, ci speriamo anche noi. E per non procrastinare la gita a Conversano vale la pena ricordare che il 29 ottobre chiuderà la mostra monografica (prorogata per i ritardatari) su Antonio Ligabue. Si trova a due passi dalla quadreria, espone più di sessanta opere del maestro, la cura nell’allestimento è lodevole. A parte le iniziative maggiori, il fermento è palpabile anche nei piccoli borghi, ognuno si fa valere da sé con mostre piccole quanto preziose.

A conti fatti, i motivi per intraprendere un pellegrinaggio fuori stagione mi sembrano numerosi. E non solo le acque cristalline. E non solo tarallucci e vino.