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Vassili Balocco

Daniela Balzaretti

Ricordo di una danza eccezionale

Quando Walter (Padovani) mi ha chiesto di scrivere un testo in ricordo di mia madre, Daniela Balzaretti, ho esitato un pochino prima di accettare.
Non mi sembrava questa la sede per parlare di quanto le fossi legato e citando la sua attività di gallerista il rischio di essere un poco autoreferenziali, dopo oltre 20 anni di collaborazione, era ed è certamente concreto.  
Non la si può ricordare infatti se non profondamente legata alla sua più grande passione, l’Arte del Novecento, in particolare la scultura; e alla professione di mercante d’arte, canale preferenziale attraverso cui si è nutrita, giorno dopo giorno, di straordinaria bellezza, cultura ed emozioni.
Fra i miei primi ricordi di bambino, sdraiato nel ‘lettone’ dei miei genitori, l’immagine indelebile di un grande quadro a soffitto raffigurante 12 figure femminili tenersi per mano in un cerchio infinito, la ‘danza delle ore’, l’eterno scorrere del tempo.
E mentre loro danzavano, tutto attorno a me mutava ad una velocità ancora maggiore, seguendo gli interessi, la voracità e l’irrefrenabile curiosità di Daniela.
Le nostre case non erano mai uguali, una sorta di meravigliosa e stimolante  scenografia da cui attingere e in cui ambientare la quotidianità.
Quella danza mi ha portato poi a condividere per molti anni con lei questa passione e questa attività, alternando momenti di grande serietà e professionalità a momenti goliardici e scherzosi. Anzi, il più delle volte mescolandoli.


"Quella danza mi ha portato poi a condividere per molti anni con lei questa passione e questa attività, alternando momenti di grande serietà e professionalità a momenti goliardici e scherzosi. Anzi, il più delle volte mescolandoli."


Il mio primissimo approccio, qualche giro di danza più tardi, più per gioco che altro, fu la partecipazione ad una mostra a Capri.
Avevo solamente 15 o 16 anni. La mattina sveglia con calma e mare, il pomeriggio trascorso in mezzo alle opere d’arte durante l’apertura dell’esposizione al pubblico e la sera, dopo la chiusura e fino a tarda notte, cene, scherzi e ‘bravate’ con la divertentissima compagnia di insospettabili colleghi. Pensai che quel ‘lavoro’, tutto sommato, si poteva anche fare!
Molti giri di danza più tardi, mi piace ricordare un’occasione in cui durante una mostra mercato comprammo una scultura in bronzo di ragguardevoli dimensioni e la caricammo in auto per portarla in galleria il giorno successivo. La sera, dopo aver cenato insieme nel residence in cui alloggiavamo, mi disse: ‘perché non vai a cercare una bottiglia di Laphroaig e non la porti qui insieme alla scultura, così la guardiamo con calma?’ Dato che nel bel mezzo della campagna era diffcile reperire qualcosa da bere e che la scultura pesava almeno 30/35 Kg., l’operazione richiese non poco ma diede i suoi frutti. Passammo una bellissima serata e, rientrati in galleria, Daniela salì sulla scala, aprì uno dei numerosissimi libri presenti e disse: ‘eccola!’. Pensavo scherzasse e invece aveva trovato il disegno preparatorio. Inutile dire che quel bronzo resterà per sempre con me.
Ha trascorso una vita dedicata all’arte, all’eleganza, alla bellezza e al lusso, inteso come ricerca di cose e momenti preziosi, non certo costosi.


"Si è interrotta improvvisamente ed un po’ troppo presto, ma senza alcun dubbio, la sua è stata una danza eccezionale."


Ed è questo lo spirito con cui ha impostato l’attività della galleria, inseguendo ‘le opere massime di artisti minori’, dimenticati e non ancora rivalutati.
Difficile rendersi conto ora dell’intuito, della lungimiranza e della caparbietà necessarie per proporre già negli anni ‘80 del secolo scorso e senza alcun supporto del mercato quegli stessi artisti che ora vediamo esposti nei musei nazionali ed internazionali e proposti nelle gallerie.
Ha certamente aperto molte porte.
Si è interrotta improvvisamente ed un po’ troppo presto, ma senza alcun dubbio, la sua è stata una danza eccezionale.