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Simone Facchinetti

Miti emblemi spie di Carlo Ginzburg

La nuova edizione pubblicata da Adelphi

“Ripresentare un libro dopo quasi quarant’anni non è facile: ma la distanza dal me stesso di allora – un individuo parzialmente indecifrabile – potrà far emergere, mi auguro, qualche riflessione utile”. Inizia così la Postfazione di Carlo Ginzburg al suo libro, appena ripubblicato da Adelphi (pp. 332, 35 euro ), intitolato Miti emblemi spie. Morfologia e storia.
Quell’individuo – ancora parzialmente indecifrabile – è uno storico straordinario che spesso ha intrecciato il suo percorso con la storia dell’arte e i suoi metodi di studio. Anzi lui stesso li ha indagati in modo originale, grazie all’interesse per le questioni metodologiche, spesso utilizzando la morfologia come utile ponte di collegamento.
Vorrei semplicemente attirare l’attenzione dei potenziali lettori del libro. Coloro che non lo hanno ancora letto (persone che invidio molto) troveranno squadernato un nuovo mondo, fatto di riflessioni e studi originali che tengono insieme argomenti apparentemente disparati che vanno da Tiziano a Warburg, passando per Giovanni Morelli e Sherlock Holmes; senza dimenticare Freud e i lupi mannari.


“Ripresentare un libro dopo quasi quarant’anni non è facile: ma la distanza dal me stesso di allora – un individuo parzialmente indecifrabile – potrà far emergere, mi auguro, qualche riflessione utile"


Vorrei attirare anche l’attenzione delle persone che l’hanno già letto in passato, solo per far loro presente che l’attuale edizione include quattro nuovi saggi (di cui uno inedito, gli altri tre inediti in italiano). Ecco i titoli: “Di natura buona scimia”; Mise en abyme. L’immagine dentro l’immagine; Bing, Warburg, Traube. Sulla trasmissione dei testi e delle immagini; Testi invisibili, immagini visibili.
Se la Prefazione del 1986 seguiva il filo conduttore del libro (ovvero la morfologia e la storia) ora l’autore ha spostato il suo obiettivo su Spie. Radici di un paradigma indiziario (argomento della citata Postfazione), forse uno dei saggi più riusciti sul tema della connoisseurship, in cui viene stabilito un nesso profondo (tramite la messa a fuoco di un nuovo paradigma) di figure apparentemente distanti, come Giovanni Morelli, Sherlock Holmes e Sigmund Freud.
In fondo anche Ginzburg ha provato a seguire le stesse orme, poiché è arrivato a dichiarare che “tutti i saggi raccolti in questo volume sono basati, in varia misura, sulla decifrazione di indizi”. Buona lettura.