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Leonardo Piccinini

Chantilly, Ingres e la péniche

Il magret de canard vale il viaggio.

Galeotto fu il restauro…quello della Frick Collection di New York, che terminerà il prossimo anno con la riapertura della sede storica, ha permesso all’istituzione americana di prendere parte ad alcuni straordinari progetti espositivi del Vecchio Mondo. Come la mostra del Rijksmuseum di Amsterdam su Vermeer, terminata lo scorso giugno e concepita proprio a partire dalle tre opere del maestro olandese conservate alla Frick. Da questo preziosissimo nucleo, come in un travolgente effetto domino Taco Dibbits ha coinvolto i musei della East Coast, il mondo anglosassone, i tedeschi…esperimento sold out, con 100mila copie del catalogo vendute!

Ora un altro grande capolavoro della Frick è in mostra a Chantilly, nel sontuoso castello di delizia e di caccia degli Orléans che un figlio geniale di Luigi Filippo legò allo Stato francese (il Musée Condé): il ritratto di Louise, princesse de Broglie, future comtesse d’Haussonville, dipinto nel 1845 da Jean Auguste Dominique Ingres. Cresciuta nella famiglia di Jacques Necker e Madame de Staël sul lago di Ginevra, divenne una grande ammiratrice di Ingres e una figura di primo piano del regno di Luigi Filippo. Gli assistenti di Henry Clay Frick comprarono il dipinto dai Wildenstein nel 1927. Proprio il rapporto tra gli Orléans e il grande artista è raccontato a Chantilly, “L’artiste et ses princes”, fino al 1 ottobre. Opere capitali come l’Edipo del Louvre, insieme al Virgilio legge l’Eneide ad Augusto di Bruxelles, grandi ritratti e commissioni reali: un percorso sofisticato tra i lussi e le meraviglie della cosiddetta Monarchia di luglio.

Comprate l’ottimo catalogo e portatelo con voi a pochi chilometri, in un angolo di Francia immobile, sonnolento, splendido e dunque adatto alla riflessione. Al Pavillon Saint-Hubert l’Oise scorre placido, a tratti solcato da qualche simpatica péniche. Il luogo non è formale, non è spartano, è semplicemente di un’eleganza da film di Sautet, da romanzo di Simenon. Il magret de canard vale il viaggio.