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Giulia Zaccariotto*

Mario Scaglia: collezionare medaglie e placchette

La decisione di lasciare tutto al museo di Bergamo è dovuta proprio alla mia ambizione di continuità, ovvero di voler creare un luogo dove gli studiosi possano avere tutti gli strumenti necessari per approfondire la ricerca.

Da qualche mese la vasta collezione di medaglie, placchette e altre opere d’arte, dell’ingegner Mario Scaglia è stata donata all’Accademia Carrara di Bergamo e una parte di questa raccolta ha trovato spazio nel nuovo allestimento del museo, tra i dipinti di Giacomo Carrara, Giovanni Morelli, Guglielmo Lochis e le sculture di Federico Zeri.
La storia che lega Mario Scaglia, classe 1934, con il mondo del mercato antiquariale e del collezionismo inizia alla fine degli anni Sessanta e passa dalle botteghe dei restauratori, alle bancarelle del centro di Milano, dai mercanti, alle aste, dai musei alle più importanti fiere internazionali, passando sempre attraverso il setaccio della ricerca e dello studio.

Partiamo dall’inizio, perché medaglie e placchette? Come nasce questa passione per le piccole opere d’arte in metallo di produzione seriale?
Le ragioni sono principalmente due: una più tecnica e una più legata ad esigenze pratiche. Io provengo da una famiglia di industriali dediti all’ingegneria meccanica di precisione ed è proprio la grande perizia tecnica nella realizzazione di queste piccole opere d’arte che le rende così affascinanti ai miei occhi. La grande conoscenza della metallurgia che gli artisti avevano già dal Quattrocento, il processo di serializzazione, ma allo stesso tempo la maestria artigiana che ogni singolo pezzo dimostra, sono alcune delle caratteristiche che mi hanno fatto amare questi oggetti.
La seconda ragione a cui facevo riferimento, quella più pratica, è legata al fatto che per la loro piccola dimensione, potevo conservare centinaia e centinaia di queste opere d’arte dentro una cassaforte e non avevo bisogno di grandi ambienti, spazi che una casa borghese del centro di Milano non concede.

Perizia tecnica in primis, ma anche piccoli concentrati di arte, storia e iconografia.
Certo, alcune medaglie sono addirittura gli unici ritratti noti di alcuni personaggi del passato, che senza quel rilievo in metallo avrebbero completamente perduto il loro volto. Attraverso medaglie e placchette si possono fare la storia e la storia dell’arte, scultura e pittura, dal Quattrocento ad oggi, ma anche l’iconografia sacra e quella mitologica. Sono davvero un mondo affascinante e che apre sempre a nuove strade.
 


"... molto importante per la mia storia di collezionista fu l’asta Sotheby’s tenutasi a Firenze nell’autunno del 1974 [...] Andò all’asta la collezione di medaglie dei Chigi e a quell’asta comprai solo una piccola medaglia veneziana coniata, raffigurante Tommaso Mocenigo, ma nei decenni a seguire ne ho rintracciate e acquistate molte provenienti da quella raccolta."



Come ha cominciato a comprare?
Ho sempre avuto canali molto diversi. Dalle bancarelle che popolavano il centro di Milano, alle botteghe degli antiquari che frequentavo con curiosità, finché piano piano, negli anni, mi sono creato una rete di persone che mi segnalavano pezzi in collezioni private o sul mercato.
Tra questi è diventato un caro amico Franco Steffanoni, un restauratore e mercante di Bergamo, che raccoglieva anche medaglie e placchette. Da lui ho imparato molto e ho acquistato un nucleo di rilievi in piombo che venivano dalla raccolta fiorentina dello storico dell’arte Charles Loëser, alcuni dei quali sono oggi esposti in museo.
La mia ricerca, poi, non si è mai fermata solo ai confini italiani, ma ho cercato medaglie e placchette in tutta Europa, e non solo. A Parigi ho comprato diversi pezzi interessanti, così anche a Londra, e qualcuna di queste opere in metallo proviene anche dalle grandi fiere d’arte internazionali, che frequento da decenni. Ma la maggior parte degli oggetti sono sicuramente legati alle aste.

Parliamo di aste ora. Si ricorda la sua prima asta? E l’ultima? Le segue ancora oggi che la sua collezione è stata donata all’Accademia Carrara? Ci racconti qualcosa del suo rapporto con questo tipo di vendite.
Non ricordo se fu esattamente la prima, ma molto importante per la mia storia di collezionista fu l’asta Sotheby’s tenutasi a Firenze nell’autunno del 1974, con una seconda tornata nella primavera del 1975. Andò all’asta la collezione di medaglie dei Chigi e a quell’asta comprai solo una piccola medaglia veneziana coniata, raffigurante Tommaso Mocenigo, ma nei decenni a seguire ne ho rintracciate e acquistate molte provenienti da quella raccolta. Negli anni ho seguito le case d’asta e ne ho anche viste nascere. Per esempio, l’inglese Morton & Eden, che nasce da una costola di Sotheby’s, il cui titolare Tom Eden è diventato un caro amico ed è venuto anche a vedere la mia collezione quando ancora si trovava a Brembilla.
Certo che controllo ancora con attenzione le aste! Annualmente si tengono all’anno 3 o 4 aste di medaglie e placchette e quando ricevo i cataloghi, verifico sempre se c’è qualche pezzo di mio interesse, approfondendo sui libri della mia biblioteca per capire se gli esemplari sono originali, confrontandoli con quelli noti in bibliografia. Proprio recentemente ho inseguito ad un’asta una medaglia ferrarese, ma qualcuno mi ha battuto!
 


"Quando mi viene offerto un pezzo, sia da un mercante, che da una casa d’asta, il mio primo approfondimento è sempre quello relativo alla provenienza."



Torniamo alla collezione Chigi. Diverse delle sue medaglie erano state di proprietà dei banchieri senesi che erano stati committenti di Raffaello e di Bernini, e sono oggetti di grande qualità, che compaiono nell’inventario seicentesco del guardaroba del palazzo che i Chigi avevano ad Ariccia, oggi conservato in Biblioteca Apostolica Vaticana. Queste medaglie della collezione Chigi le ha inseguite? Le sono capitate?
Quando mi viene offerto un pezzo, sia da un mercante, che da una casa d’asta, il mio primo approfondimento è sempre quello relativo alla provenienza. Spesso i cataloghi delle vendite delle collezioni, dall’Ottocento ad oggi, sono dotati di riproduzioni fotografiche, così da permettermi di controllare se gli esemplari corrispondono e di scoprire se fossero stati parte di qualche raccolta prestigiosa. La Chigi è una di queste. Era una raccolta ‘di famiglia’, con alcuni pezzi che effigiavano proprio membri della casata, come Agostino Chigi, del quale nella mia collezione c’è forse l’unico ritratto in medaglia originale, perché tutti gli altri esemplari che ho visto, non sono di grande qualità fusoria.

Altre collezioni illustri da cui provengono i suoi pezzi?
Ce ne sono diverse: la Adalbert von Lanna di Praga, la Löbbecke, la Vogel, la Elkan, la Oppenheimer, la Imbert, ma anche quella di Giorgio Corsi, che ho conosciuto personalmente, e del quale ho anche alcuni libri. Di queste raccolte esistono ottimi cataloghi, con bellissime tavole, che sono stati utili nella redazione delle introduzioni dei miei cataloghi di placchette e medaglie, per ricostruire la storia collezionistica dei pezzi.
 


"Credo fortemente nella necessità di accompagnare gli oggetti con i libri, perché per studiare i primi servono i secondi: è quello che ho sempre fatto io e che vorrei che altri facessero dopo di me."



L’acquisto più inaspettato? Quello che le ha dato più soddisfazione?
Ce ne sono diversi, ma forse il più importante è quello del bronzo raffigurante il busto di Matteo Barresi di Pietraperzia. Proviene da un mercante, da Rimini, ma faceva parte della collezione Chigi e compare nell’inventario seicentesco. Quando mi venne offerta ne fui subito affascinato e la acquistai, poi cominciai a studiarla assieme a Francesco Rossi, che era stato direttore dell’Accademia Carrara e aveva scritto il catalogo della mia raccolta di placchette. Lui scoprì che l’effigiato era titolare di un feudo presso Enna e che il bronzo poteva essere attribuito allo scultore siciliano Antonello Gagini, allora al lavoro proprio per i Barresi. Questa storia racconta il bello del collezionare: il poter fare nuove scoperte.

Come è il mercato di medaglie e placchette oggi?
Molto scarso, ormai non c’è quasi più nulla. Negli ultimi anni sul mercato sono passate pochissime opere interessanti, quasi tutte rifusioni, che non suscitano il mio interesse. Può capitare, però, che vadano all’asta intere collezioni di ‘addetti ai lavori’, come successe nel 2017, presso Künker in Germania, quando fu venduta la raccolta di Luc Smolderen, esperto di medaglie, dalla quale acquistai diversi lotti. Credo quella sia stata l’ultima grande vendita, a mia memoria.

La sua collezione oggi è stata donata all’Accademia Carrara di Bergamo. Una parte delle opere, circa il 10% è esposta in un allestimento flessibile, realizzato di proposito per prevedere una rotazione, mentre il resto della collezione è in deposito e, a breve, sarà fruibile dagli studiosi assieme ad una ricchissima biblioteca specializzata. Ci racconti un po’ di questa biblioteca e di quello che si aspetta per il futuro.
In autunno sarà trasferita in museo anche la mia biblioteca, che raccolgo da quando ho cominciato a collezionare gli oggetti. Sono moltissimi volumi, dai cataloghi delle aste (dall’Ottocento, molti anche appuntati), ai repertori museali, alle mostre, agli studi più specifici, fino alle riviste specializzate, antiche e moderne. Credo fortemente nella necessità di accompagnare gli oggetti con i libri, perché per studiare i primi servono i secondi: è quello che ho sempre fatto io e che vorrei che altri facessero dopo di me. La decisione di lasciare tutto al museo di Bergamo è dovuta proprio alla mia ambizione di continuità, ovvero di voler creare un luogo dove gli studiosi possano avere tutti gli strumenti necessari per approfondire la ricerca.

 

*Giulia Zaccariotto
Conservatore della scultura e delle arti applicate
Accademia Carrara, Bergamo