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Marco Riccòmini

Tinker, Tailor, Soldier, Spy 

It was an aesthetic choice as much as a moral one (È stata una scelta estetica oltre che morale)

Rileggere Kundera, ora che è scomparso e che son tornate a circolare le foto che lo ritraggono in sahariana celeste con le maniche arrotolate? In realtà, per i miei gusti era un po’ noioso (e comunque affermarlo ora sarebbe insostenibile). E poi mi fa tornare in mente una per niente leggera fine d’anno a Praga in compagnia di mia madre e alcuni esponenti del locale partito comunista nei primi anni Settanta che preferirei dimenticare. Affidarsi ai consigli di lettura redatti da chi quei libri non li ha neanche sfogliati (peraltro in buona compagnia con le più alte cariche dello Stato)? Mi è capitato giorni fa tra le mani Du côté de chez Swann (1913). Qualcuno di voi, mimando d’attorcigliandosi immaginari baffi impomatati, commenterà: «sarò particolarmente tonto, ma non riesco a capire come questo signore possa impiegare trenta pagine a descrivere come si gira e si rigira nel letto prima di prendere sonno», citando una delle varie bocciature incassate dal manoscritto di Proust. Eppure, per chi avesse davanti a sé una lunga estate, la Recherche potrebbe rivelarsi una lettura capace di cambiare il modo di vedere le cose; ma occorrerebbe pazienza. A chi avesse bisogno d’evasione suggeriamo di rispolverare il capolavoro di John Le Carré Tinker, Tailor, Soldier, Spy (1974), anche conoscendo già la trasposizione cinematografica diretta da Tomas Alfredson con Gary Oldman (2011); dove il protagonista, per spiegare la sua defezione, confessa che «it was an aesthetic choice as much as a moral one (è stata una scelta estetica oltre che morale)». In fondo, non è all’estetica che guardiamo?