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Simone Facchinetti

Manet/Degas

Una gioia per gli occhi e per lo spirito

Chi si è perso la magnifica mostra al Musée d’Orsay (aperta fino al 23 luglio) dedicata a Manet e Degas ha una seconda chance per vederla, al Metropolitan Museum di New York (dal prossimo 24 settembre).
Se pensate di cavarvela acquistando il catalogo vi state sbagliando perché non può minimamente restituire l’esperienza diretta della mostra.

In tutte le sezioni sono confrontate le opere dei due protagonisti. Si va dalle famiglie di provenienza (coi rispettivi ritratti dei genitori), fino a quella dedicata a Degas d'après Manet. Bisogna ammettere che il finale fa capire molto di questa storia, fatta di stima reciproca ma anche di differenze, incomprensioni, piccoli litigi, rimessi in equilibrio dopo la prematura morte di Manet. Allora Degas ha iniziato ad andare alla ricerca disperata di opere di Manet e quando riusciva ad acquistarle le segnava su schede cartacee, appuntando quanto le aveva pagate e da chi le aveva comprate. Tutto questo è naturalmente molto commovente.

All’inizio del percorso ci si imbatte nelle copie degli antichi maestri che i due pittori avevano dipinto in gioventù. Manet ha una mano insuperabile, gli riesce facile cannibalizzare qualsiasi cosa gli passi sotto gli occhi. Degas è più lento e meditativo ma non meno profondo e capace. I due si innamorano – e come poteva non esserlo – di Velázquez, raggiungendo degli esiti piuttosto diversi. Il primo vuole addirittura superarlo (cosa impossibile), l’altro fa un passo indietro e lo guarda da lontano, acquisendo la grammatica delle sue composizioni.

L’esposizione si regge sulla qualità delle opere che nei vari momenti di confronto invece di ridursi all’ovvio gioco del vincitore e del soccombente determina nell’osservatore un semplice stato di estasi.