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Simone Facchinetti

Omelette soufflée à l’antiquaire

L’elogio degli antiquari di Mario Praz

Dobbiamo ringraziare Nino Aragno perché si è preso la briga di pubblicare un libro bellissimo e imperdibile per ogni antiquario: Omelette soufflée à l’antiquaire di Mario Praz (Aragno, 2023, 15 euro).

Il libro è composto da due testi estravaganti, scritti nel 1966 e nel 1978, in cui emerge la viscerale passione collezionistica dell’autore. È arricchito da un’appendice composta da due divertenti interviste al celebre anglista che girano intorno agli stessi temi.

All’interno si trovano perle di saggezza e confessioni di questo tenore: “Una storia del commercio antiquario avrebbe capitoli non meno romanzeschi di quella dei grandi viaggi d’esplorazione; e, quanto a me, confesso che darei molte delle mie ricerche filologiche per una di quelle grandi trovate di negozianti d’antichità”.

Dal primo saggio emerge una Roma scomparsa, fatta di un numero brulicante di antiquari, intensamente frequentati da Praz che, notoriamente, amava oggetti difficili, oggi di gusto corrente ma all’epoca lontani dalle mode. Amava, ad esempio, i ritratti, ma non quelli firmati da nomi altisonanti, ma quelli anonimi: “ho visto certi ritratti appesi un anno dopo l’altro, come in sale d’aspetto per antenati d’adozione”.

Praz contesta l’analisi della psicologia del collezionista formulata da Sigmund Freud: “Mi sembra stramba e ricercata l’interpretazione anale di Freud. Tuttavia il collezionismo è un vizio, come il vizio del gioco: e non sempre si ispira al bello (come nella raccolta di sassi, di scatole, di fiammiferi, di francobolli), ma risponde a un istinto dell’uomo. A un grado successivo si diventa collezionisti d’arte, e questa è l’origine di molti antiquari”.