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Simone Facchinetti

Antiquari (e non solo) andate al museo

Il nuovo allestimento dell’Accademia Carrara

Ho sempre sentito dire che “è la raccolta municipale più bella d’Italia!”. Non so se sia vero, tuttavia il recente riallestimento dell’Accademia Carrara a Bergamo la rende un’esperienza unica e irripetibile. Oddio, forse non è certo che sia proprio irripetibile dato che l’ho visitata due volte e il tuffo al cuore si è ripetuto. In ogni caso andateci e non ne rimarrete delusi.

Uno dei misteri più insondabili del cervello umano è legato alla capacità di provare disgusto o piacere di fronte a stimoli visivi di natura estetica. Se un antiquario (e non solo) scoprisse questo segreto si trasformerebbe improvvisamente in re Creso. Diciamo che la Carrara fornisce più di un suggerimento in proposito. I colori alle pareti, i materiali impiegati, le vetrine, l’illuminazione: tutto è stato scelto e realizzato con grande accuratezza. Per questi aspetti è giusto citare il responsabile del progetto, Antonio Ravalli. Un unico appunto mi sento di fargli ed è legato alle pareti-tenda che ogni tanto calano nelle sale, non all’altezza di tutto il resto che trovo, invece, ineccepibile.

Non starò qui a spiegarvi i percorsi, non voglio rubare il mestiere alle guide. Tuttavia, mi preme sottolineare che gran parte di quel piacere di cui parlavo deriva dalla scelta delle opere e, soprattutto, dal loro accostamento. Il “crescendo con moto” che si percepisce dai Tre Crocifissi di Foppa al Vecchio seduto di Moroni – che si trova diverse sale più avanti – è oggettivamente impressionante.

In questo c’è davvero molto da imparare, come di fronte a una grande direzione d’orchestra. Sono dei perfetti meccanismi a orologeria che improvvisamente aprono il rubinetto del piacere, del godimento e, infine, dell’estasi, a seconda della sensibilità di ognuno. Personalmente quando sono arrivato nella sala Baschenis-Fra’ Galgario ho iniziato a sentirmi male per la troppa emozione e ho dovuto chiudere gli occhi. Solo a quel punto ho intuito che si trattava di una trappola diabolica, pianificata da un gruppo di responsabili che, finalmente, sarà bene menzionare: Christiansen, Frangi, Mazzocca, Vinco, Rinaldi, Loda, Zaccariotto, Plebani, Valagussa (seguo, pari pari, l’ordine del comunicato stampa, anche se non ne afferro la ratio), con il coordinamento di Maria Cristina Rodeschini.

Conoscendoli a uno a uno, e per filo e per segno, mi sento in dovere di fare l’inchino a Francesco Frangi perché immagino sia il più colpevole di tutti.