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Leonardo Piccinini

Bordon, l’antisdrucciolo

A Treviso una mostra da non perdere

Paris Bordon. Bordòn, lo pronunciano tutti correttamente. Strano, va molto di moda l’andamento sdrucciolo – fa più international – per cui Benettòn diventa Bènetton, Cattelàn padovano improvvisamente Càttelan, per non parlare dell’improbabile Còin (insert coin?). Bordòn si salva, forse perché “è un artista grandissimo ma ancora poco conosciuto”, commenta Simone Facchinetti, curatore insieme ad Arturo Galansino dell’imperdibile mostra Paris Bordon 1500-1571. Pittore divino, allestita presso il Museo Santa Caterina di Treviso fino al 15 gennaio. In tempi di mostrite acuta - una sorta di gastrite da mostre, spesso inutili, a tratti raccapriccianti, in enorme quantità per ogni contrada della nostra Penisola – bisogna proprio rivolgere un encomio all’amministrazione di Treviso che ha voluto investire sul patrimonio, sulla Storia, sulla grande civiltà del ‘500 veneto. Una mostra con prestiti davvero importanti dai più grandi musei del mondo, da collezioni principesche, in un allestimento che coinvolge (penso alla sala dei ritratti, “era cosa ben nota fin dai tempi di Vasari l’eccezionale abilità di Bordon nella ritrattistica”) e con uno standard da mostra museale internazionale. Insomma, una rarità. “Abbiamo dovuto posticipare per ben due volte l’apertura a causa del Covid” commenta Facchinetti. “Era da tempo che mancava una mostra su di lui, l’ultima è stata qui a Treviso nel 1984, era importante recuperare i valori di un artista che è stato tra i maggiori del ‘500 in Europa!”. Da segnalare la presenza di opere restaurate per l’occasione, “penso al magnifico San Giorgio dei Musei Vaticani, una delle rivelazioni di cui andiamo più fieri” e il percorso tra museo e territorio. “Abbiamo creduto fosse giusto lasciare tutte le opere della zona lì dove si trovavano, così da poter creare un itinerario che si aggiunge alla mostra”. Imperdibile la visita alla Cappella Malchiostro del Duomo di Treviso, da poco restaurata, con l’Adorazione dei Pastori di Paris Bordon, gli affreschi del Pordenone e l’Annunciazione di Tiziano, il quale, come scrivono con ironia i curatori in catalogo (MarsilioArte) “srotola un pavimento che sembra la pista di un aeroporto, su cui è appena atterrato l’angelo…”