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Leonardo Piccinini

L’invidia

Perché la grandeur è una cosa seria

Parigi. Accompagnato da Ilaria Andreoli, coordinatrice di un gruppo di ricerca all’INHA (Institut national d’Histoire de l’Art), ho potuto visitare nel dettaglio l’enorme complesso, finalmente restaurato, del quadrilatère Richelieu, vale a dire l’isolato, 58mila metri quadrati, tra rue de Richelieu, Colbert, des Petits-Champs e Vivienne. Un insieme eterogeneo di edifici, una piccola città, rivoltato come un calzino dall’Atelier Bruno Gaudin; un lavoro lungo, complesso e necessario dopo che negli anni ’90 le raccolte della Bibliothèque National si erano trasferite nel nuovo sito di Tolbiac. Un luogo mitico di Parigi, direi dell’Europa: quel che rimane della residenza del genio italiano, Mazzarino, ambizioso e corrotto statista la cui meravigliosa collezione è stata così ben descritta nelle pagine di Patrons and Painters da Francis Haskell; la più importante biblioteca dell’800, la sala di Henri Labrouste, con le colonne in ghisa, i soffitti smaltati e le lampade da tavolo che avrebbero fatto scuola; le collezioni reali con gli antichi cabinets, 600mila tra monete e medaglie.


"Ma la meraviglia è assoluta nell’ambiente mai visto prima, riportato allo splendore barocco: la galleria di Mazzarino, affrescata da Giovanni Francesco Romanelli, che insieme alle sale adiacenti ospita inestimabili tesori"


Realtà differenti che oggi convivono a meraviglia, dopo dieci anni di lavori (rallentamenti Covid compresi), interventi coraggiosi (e criticatissimi, ma lì poi al dunque si procede!) come la demolizione di una scala d’inizio ‘900 e la sua sostituzione con una più adatta, la nuova entrata su rue Vivienne, il giardino disegnato da Gilles Clément…e tanto altro. Ma la meraviglia è assoluta nell’ambiente mai visto prima, riportato allo splendore barocco: la galleria di Mazzarino, affrescata da Giovanni Francesco Romanelli, che insieme alle sale adiacenti ospita inestimabili tesori, esposti a rotazione, su tutti il più grande cammeo al mondo, salvati dalle dispersioni della Rivoluzione grazie al tempestivo intervento di salvaguardia di Luigi XVI (qualcosa di buono l’ha fatto pure lui!). L’allestimento, davvero azzeccatissimo e con tutta evidenza realizzato senza badare a spese, è a cura dello studio fiorentino Guicciardini&Magni. Chapeau!

Si esce da questa rete di mondi e epoche diverse (ma in perfetto dialogo) con un senso di stupore, di invidia e di frustrazione: penso al caso di Brera, patrimonio architettonico e artistico del tutto paragonabile, che ancora attende cura, coraggio e…una buona dose di grandeur!