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Leonardo Piccinini

Baviera che vai, museo che trovi

Perfetto. Il restauro che ha riconsegnato al pubblico, dopo anni di chiusura, la gloriosa Glyptothek a Monaco di Baviera, merita un applauso.

Perfetto. Il restauro che ha riconsegnato al pubblico, dopo anni di chiusura, la gloriosa Glyptothek a Monaco di Baviera, merita un applauso. Nuove luci, un nuovo maquillage del triste, tristissimo intervento di ricostruzione che nel dopoguerra (fino al 1972) tolse al museo ogni ricordo della sua storia memorabile. Si è così reso accettabile quel che fece all’epoca gridare allo scandalo. La Glyptothek, primo museo pubblico di scultura, tempio-museo, nacque dalla collaborazione di Ludwig I di Baviera con Leo Von Klenze. A differenza delle collezioni romane, allestite con semplicità, qui tutto era lussuoso: affreschi del nazareno Cornelius alle pareti, guardiani con meravigliose livree, feste, rinfreschi e visite guidate al lume delle torce. Tra le opere celebrate in ogni dove, oltre al Fauno Barberini e alla serie infinita di volti dell’antichità (che provocano tuttora stordimento per quantità e bellezza), i frontoni del tempio di Egina, restaurati (o per meglio dire integrati, come si usava allora) dal grande Bertel Thorvaldsen (al cui intervento e ai rapporti con Monaco è in corso una mostra, ricca di opere provenienti da Copenaghen, fino al 12 settembre).


"Come se non bastasse, si eliminano i restauri di Thorvaldsen, lasciando monche le sculture di Egina. Non c’è da stupirsi, il modesto architetto è tal Joseph Wiedemann, già membro di spicco delle SS sopravvissuto alla denazificazione."


Germania anno zero: le bombe distruggono (quasi) tutto. Invece di tentare un recupero con quel che rimaneva (come si è fatto alla Residenz) si raschia via la decorazione, l’intonaco, lasciando a vista le murature in mattoni dell’edificio, come un cadavere spellato. Come se non bastasse, si eliminano i restauri di Thorvaldsen, lasciando monche le sculture di Egina. Non c’è da stupirsi, il modesto architetto è tal Joseph Wiedemann, già membro di spicco delle SS sopravvissuto alla denazificazione.
Tutto questo il museo non ce lo racconta, ma la nuova tinteggiatura, l’allestimento e le tecnologie provano a supplire, a ricucire quella ferita del passato. Ci tornerei domattina.