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Marco Riccòmini

Bagarre

Si respirava aria di festa

Sospetto che chi ha scelto il nome friggeva al pensiero di come, proprio lì (ovvero sulle sponde della Parma), l’avrebbero pronunciata, strascicando la “erre” alla maniera che, Oltralpe, si dice grasseyée (e da noi “moscia”). «Une bagarre éclata entre les consommateurs», avvisa (tra gli esempi) il Dizionario Larousse. Ossia: «ci sono stati pugni, spari, grida e botte» (o, più letteralmente: è scoppiata una rissa tra i consumatori). Si fa per dire. Però a Parma, all’apertura della “Bagarre” (un transalpino déballage), c’era il pienone. E, siccome non c’erano gli stand ognuno, come in una metafora della vita, andava per la sua strada, e avevi voglia a «trovare un senso a questa storia», quando «questa storia un senso non ce l’ha».


"Però a Parma, all’apertura della “Bagarre” (un transalpino déballage), c’era il pienone. E, siccome non c’erano gli stand ognuno, come in una metafora della vita, andava per la sua strada..."


Sarà forse per questo che, tornando più volte sui nostri passi, orientandoci col faro d’una copia grande al naturale dell’Apollo e Dafne del Bernini e schivando carrelli che trasportavano ora una testa impagliata di alce americano (con corna da fare invidia al più incurante dei traditi), ora una banana gigante in vetroresina, nonostante si sian visti soldi girare, noi siamo usciti a mani vuote. Sarà stata la prudenza di chi si è esposto ad esporre, che ha esitato a portare le cose migliori, saranno stati i sensi annebbiati dopo tanto torpore, chissà. Però, anche sotto le “protezioni individuali”, si respirava aria di festa, sebbene non sia mancato qualche broncio (come quando, nel parcheggio, si è scoperto che i palchi del cervide non entravano nel baule dell’auto, ed è volato un francesissimo m***, pronunciato col marcato rotacismo di cui sopra...).