notizia

Simone Facchinetti

Pietro Camuccini

Un mercante d’arte tra Roma e Londra, a cavallo del XVIII secolo

Sono sempre benemerite le iniziative editoriali a sostegno dei giovani studiosi. Il libro di Pier Ludovico Puddu (Pietro Camuccini e Alexander Day artisti e mercanti di quadri nella Roma di fine Settecento. Strategie e dinamiche commerciali, De Luca Editori d’Arte, 40 euro) si inserisce in una collana intitolata “Esordi”, riservata alle tesi di Dottorato in storia dell’arte discusse presso la Sapienza di Roma. Oltre alle circostanze è lo svolgimento del tema a rendere meritevole l’iniziativa. Una lettura non proprio semplice (non è un libro da spiaggia, per intenderci) che tuttavia nasconde più di un motivo di interesse. La figura di Pietro Camuccini – fratello del più celebre Vincenzo – emerge a tutto tondo, dalla formazione come pittore all’esercizio dell’attività di restauro, fino al cuore della tesi di Puddu, dedicato al mercato dell’arte.


"La figura di Pietro Camuccini – fratello del più celebre Vincenzo – emerge a tutto tondo, dalla formazione come pittore all’esercizio dell’attività di restauro, fino al cuore della tesi di Puddu, dedicato al mercato dell’arte."


La società messa in piedi con Alexander Day favorirà un processo di crescita degli affari esponenziale, grazie ai contatti di Day con il mondo britannico. Al centro della loro storia si colloca la vendita londinese del 1801, preceduta dall’esportazione illegale di una quantità di capolavori da fare impallidire anche il più scellerato bandito della terra. Basterebbe il Festino degli Dei di Giovanni Bellini (oggi alla National Gallery di Washington) a dare la temperatura della situazione. Per capire come sia stato possibile mettere a segno un colpo del genere vi suggerisco di leggere il libro e seguire le incredibili peripezie di Camuccini.
Una piccola postilla: non è che i due piccoli “Giorgioni la nascita e morte d’adone” segnati al numero 36 dell’elenco del 1799 (la “robba che […] esiste presso di Mr. Day”) siano da riconoscere nelle due tavolette di Sebastiano del Piombo del Museo Lia a La Spezia? Sono giorgioneschi, hanno lo stesso soggetto, sono piccoli e hanno una storia collezionistica piena di buchi da riempire.