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Marco Riccòmini

La banda dell’Ortica

Lui era fisso che scrutava nella notte

Notte fonda, via Turati. Il cozzo di un vetro in frantumi, poi il silenzio. Poco dopo, un tonfo e ancora silenzio; anzi, no: si direbbe un guaito.
«Lui era fisso che scrutava nella notte, l’ha vist na gota, ma in cumpens l’ha sentu nient, perché vederci non vedeva un autobotte, però sentirci ghè sentiva un acident».
– Ma Lei non doveva fare il palo?
– Commissario, mi creda: se no «a me mi lascian qui di fuori, e loro, e loro chissà quand’è che vengon su...».
– Ma, mi spieghi: Lei rompe il vetro, cala una fune dal lucernario, però inciampa e ci cade dentro e si sloga anche una caviglia. Nonostante tutto, riesce, non si sa come, ad evadere il reticolo di infrarossi, i sensori termici, gli allarmi igrometrici e, zoppicando, passa accanto ai “Capolavori delle Collezioni Private” [la mostra alla Permanente di Milano a cura di DART (Dynamic Art Museum)], del calibro di Caravaggio, Tiziano, Artemisia Gentileschi e Canaletto, come se non ci fossero ed esce dall’ingresso principale? Cos’è che non capisco?
– Commissario, mi creda: io la canaletta mica l’ho vista; l’era buio pesto, e io son sguercio, e ci vedo i stess de not cume del dì.


"Il Commissario appurò poi che, in effetti, né l’Artemisia Gentileschi né il Canaletto c’erano mai stati in via Turati. E il resto? «Lui era fisso che scrutava nella notte ... vederci non vedeva un autobotte»."


«Lui era fisso che scrutava nella notte, quand è passà davanti a lu un carabinier, insomma un ghisa, tri cariba e un metronotte: nanca una piega lu la fa, nanca un plissé. Faceva il palo nella banda dell’Ortica,
faceva il palo perché l’era il so mesté».
Il Commissario appurò poi che, in effetti, né l’Artemisia Gentileschi né il Canaletto c’erano mai stati in via Turati. E il resto? «Lui era fisso che scrutava nella notte ... vederci non vedeva un autobotte».