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Simone Facchinetti

Il cappello dell’Imperatore

Culto e fanatismo intorno a Napoleone

Ci sono libri che, mentre li leggete, vi fanno immaginare delle potenzialità narrative rimaste inespresse. È come quando vi servono un barolo del 2001 senza lasciarlo decantare. Intuite le qualità del vino ma non ne potete apprezzare – fino in fondo – le intrinseche peculiarità. Così è per il Cappello dell’Imperatore di Arianna Arisi Rota (Donzelli Editore, 28 euro). Un libro che si fonda su un’idea acutissima, scritto e pensato, tuttavia, in maniera, forse, un po’ troppo accademica. Non si discute il metodo ma il risultato. Lo dico da lettore deluso, i più antipatici e odiosi della categoria, ammetto. Nel libro c’è un eccesso di informazioni, verifiche, nomi, documenti e aneddoti, utilissimi per carità, a discapito della messa in valore dei motori narrativi.


"Il sottotitolo del libro recita: Storia, memoria e mito di Napoleone Bonaparte attraverso due secoli di culto dei suoi oggetti. Come molti altri lettori sono cascato nella rete, da tempo aspettavamo un libro su questo argomento."


Il sottotitolo del libro recita: Storia, memoria e mito di Napoleone Bonaparte attraverso due secoli di culto dei suoi oggetti. Come molti altri lettori sono cascato nella rete, da tempo aspettavamo un libro su questo argomento. Il primo capitolo gira al rallentatore, credo saggiamente. Racconta la storia degli oggetti che circondavano Napoleone a Sant’Elena. Il secondo si concentra sulla figura del medico Antommarchi, colui che farà l’autopsia e ricaverà la più antica maschera mortuaria dell’Imperatore. Il terzo gira intorno alla circolazione di memorabilia e alla fabbricazione nostalgica di gadget commerciali. L’ultimo, infine, si focalizza sulle ricorrenze (il centenario del 1921) ma anche sulle ossessioni, come quella vissuta da Stanley Kubrick durante la preparazione del film dedicato a Napoleone che, purtoppo, non avrebbe mai girato.

Ora che ho richiuso il libro mi accorgo che forse all’inizio di questa recensione stavo esagerando. L’ho ripreso in mano: effettivamente richiede tempi lunghi di decantazione, come il barolo.