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Leonardo Piccinini

Due secoli dopo

Da Carlo Orsi l’epopea napoleonica a Milano

“Ne Il Museo immaginario, André Malraux mette in evidenza un semplice fatto spesso dimenticato: i musei non sono sempre esistiti. Prima che la Rivoluzione facesse trionfare l’idea di museo in Francia, per il profano era quasi impossibile acquisire un’educazione artistica minima se non attraverso la contemplazione di incisioni di opere celebri senza colori né dettagli, l’ammirazione di soggetti sacri nelle chiese o la frequentazione dei rari luoghi espositivi, aperti quasi esclusivamente ad artisti e iniziati. Benchè figlio della piccola nobiltà, Napoleone fa parte di quella maggioranza di francesi che non ha pressoché alcun accesso alle belle arti e la Corsica non gli offre nulla per formare il suo gusto”.


"Benchè figlio della piccola nobiltà, Napoleone fa parte di quella maggioranza di francesi che non ha pressoché alcun accesso alle belle arti e la Corsica non gli offre nulla per formare il suo gusto"


Così scrive Philippe Costamagna, oggi supremo custode del mito napoleonico ad Ajaccio, nell’incipit del suo saggio contenuto in Napoleone e Milano tra realtà e mito. L’immagine di Napoleone da liberatore a imperatore, volume di Fernando Mazzocca (Skira) che accompagna la preziosa mostra presso la galleria milanese di Carlo Orsi (fino al 25 giugno). E il pensiero subito va a quel sistema museale, di incredibile ricchezza, con al vertice il Louvre, architettato dall’Empereur, figlio della Rivoluzione e dell’Encyclopédie. Milano, capitale del neonato Regno d’Italia, giocò un ruolo fondamentale: Brera sotto Napoleone divenne il maggior centro culturale della Penisola, qui arrivarono a centinaia opere d’arte da ogni contrada, per contenerle tutte si dovrà persino soppalcare l’antica chiesa degli Umiliati…


"Due grandi artisti, di diverso pensiero, si avvicenderanno alla guida di Brera: Giuseppe Bossi, come Foscolo sedotto dalla ventata di libertà arrivata dalla Francia [...] e Andrea Appiani, primo ritrattista di Napoleone"


Due grandi artisti, di diverso pensiero, si avvicenderanno alla guida di Brera: Giuseppe Bossi, come Foscolo sedotto dalla ventata di libertà arrivata dalla Francia, poi dimesso per intrighi di corte (esposto il suo inquieto Napoleone appoggiato al globo, di classica drammaticità); e Andrea Appiani, primo ritrattista di Napoleone, più a suo agio con ogni grand commis come il fiero Alessandro Trivulzio ministro della Guerra, e compiaciuto di ritrarre la famiglia di Eugenio di Beauharnais impegnato in battaglia. Una mostra nella quale sono presenti tutti gli artisti più di grido dell’epoca, come il pratese Lorenzo Bartolini, formatosi insieme a Ingres presso la factory parigina di David; se il suo colosso di bronzo, che campeggiava all’ingresso del Louvre, è ora esposto a Roma (fino al 7 novembre) presso i Mercati di Traiano, qui da Orsi un inedito, candido busto ci tramanda un Napoleone più umano, meno idealizzato di quello pensato da Canova (più vicino al Marlon Brando di The Young Lions…)


"Un decennio dopo, Francesco Hayez, nell’unica sua opera napoleonica, celebrava in un dipinto privato, da non esporre nella Milano diventata austriaca, Wagram, la grande vittoria francese alle porte di Vienna."


“Duecento anni sono trascorsi dal tempo in cui l’intera Europa sembrò riassumersi nella vita di un uomo”. Così nella nuova edizione della sua biografia napoleonica Luigi Mascilli Migliorini, autore in catalogo di una riflessione sull’autore più studiato, amato (e forse meno compreso) dell’Ottocento italiano, che dedicò a Napoleone un’ode che vale quanto un saggio, per lucidità e profondità di giudizio. Il 5 maggio 1821(il cui originale manzoniano è in mostra a Brera fino al 10 luglio), duecento anni fa, si spegneva “l’uom fatale” ma non il suo ricordo. Un decennio dopo, Francesco Hayez, nell’unica sua opera napoleonica, celebrava in un dipinto privato, da non esporre nella Milano diventata austriaca, Wagram, la grande vittoria francese alle porte di Vienna. The Way We Were per il committente, il conte Carlo Cicogna e i suoi amici , raffigurati a fianco di Napoleone. I primi a combattere contro l’Austria, segnando l’esempio per figli e nipoti che avrebbero dato vita al Risorgimento italiano.