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Marco Riccòmini

Tempo Barocco

Nonostante si faccia ritrarre con la clessidra “al polso”, non è Berna a dedicarli una mostra, ma la Galleria Nazionale di Palazzo Barberini a Roma.

Un’area di alta pressione... «Pray don’t talk to me about the weather, Mr. Worthing. Whenever people talk to me about the weather, I always feel quite certain that they mean something else» (La prego, signor Worthing, non mi parli del tempo. Ogni volta che le persone mi parlano del tempo, sono sempre abbastanza certa che intendano qualcos’altro). In effetti, Gwendolen, «I do mean something else» (intendo proprio qualcos’altro): il Tempo con la “t” maiuscola, mica quello del: «prendo l’ombrello?». Quel vecchio pelato con la falce in spalla, come andasse a mietere un campo di grano. Quel tiranno – un complimento per chi si è divorato la propria prole (ben prima di quel copycat del conte Ugolino) – che si prende la colpa dei nostri ritardi. Quel voyeur che sbircia sotto le gonne della Verità, che rapisce la Bellezza, che, invidioso, taglia le ali a Cupido. Nonostante si faccia ritrarre con la clessidra “al polso”, non è Berna a dedicarli una mostra e il main sponsor non è una celebre marca svizzera di cronografi, ma la Galleria Nazionale di Palazzo Barberini a Roma. Le Ore, le Stagioni, le Età dell’uomo, l’Allegoria del Tempo e del Tempo che fugge, ovvero la Vanitas, e la Bellezza che sfiorisce come l’appassire di un fiore nelle nature che, col tempo, vanno morendo; quaranta tra dipinti, sculture, disegni e orologi nelle nuove sale ricavate al piano terreno del palazzo. Tic tac, tic tac; per parlarne più a fondo ci vorrebbe più tempo, come diciamo sempre a giustificare ciò che ci sfugge.


Tempo Barocco
a cura di Francesca Cappelletti e Flaminia Gennari Santori.
Roma, Palazzo Barberini, dal 15 maggio al 3 ottobre 2021.
Catalogo Officina Libraria, 168 pp., 120 ill. a colori.