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Marco Riccòmini

Ex post

La notizia va dritta al cuore: Christie’s abbandona la categoria Post–War

La notizia va dritta al cuore: Christie’s abbandona la categoria PostWar. La questione – spiegano da Londra – è che «negli ultimi dieci anni i confini tra le categorie tradizionali si sono andati lentamente erodendo, col risultato che i dipartimenti specializzati in arte e antiquariato si sono gradualmente fusi o sciolti, lasciando il posto a quelli che si rivolgono ad un mercato nuovo e redditizio, come le borse griffate, le scarpe da ginnastica firmate e gli NFT». Come sempre, la verità dietro a questa storica decisione è più profonda. Si parla, infatti, di furiose discussioni su quale fosse la guerra cui si faceva riferimento. La vecchia guardia, ridotta all’osso, lasciava trapelare che si trattasse del Vietnam, facendo cadere qua e là mezze frasi del tipo “Diên Biên Phu” o “Hamburgher Hill” (quest’ultima, in particolare, irritava molto la compagine sempre più fitta delle vegane). Tuttavia, le giovani leve, fresche di Master in Arts Management and Administration, non si lasciavano infinocchiare, coltivando la certezza che fosse l’Iraq (non era forse cambiato il mondo dalla Seconda Guerra del Golfo?). Per non dire, poi, di alcuni clienti di vecchio stampo (verrebbe da dire) persuasi che quella del PostWar fosse la categoria della filatelia bellica (da Post che sta per “posta”), tipo la serie col faccione di Vittorio Emanuele III emessa nel 1942 a sostegno dello sforzo bellico, con motti del tipo “la disciplina è arma di vittoria” o “armi e cuori devono essere tesi verso la meta”. Insomma, col senno di poi (o, per dirla come va detta, ex post), una scelta sofferta ma saggia.