Leonardo Piccinini
Margherita Sarfatti, presso la Galleria Russo di Roma.
È curiosa circostanza che nel mese di ottobre due gallerie della nostra Associazione dedichino una mostra a due figure della borghesia ebraica italiana, e tuttavia così distanti tra loro per gusti, temperamento e impegno politico. Carlo Levi (alla Galleria Silva di Milano, vedi l'articolo pubblicato) e Margherita Sarfatti, presso la Galleria Russo di Roma. Ultimi giorni (fino al 7 novembre) per l’omaggio a Margherita Grassini Sarfatti (Venezia 1880 – Cavallasca 1961), tra le figure più interessanti del Novecento italiano. Per chi non riuscirà a visitare la mostra, non resterà che acquistare l’utile catalogo, edito da Silvana Editoriale, a cura di Fabio Benzi (presentazione di Corrado Augias).
"E proprio nel saggio del curatore viene delineata la figura della Sarfatti in tutta la sua grandezza, nella contraddittorietà del suo appoggio “totale” a Mussolini; fino all’abbandono, all’esilio per evitare l’umiliazione delle leggi razziali."
E proprio nel saggio del curatore viene delineata la figura della Sarfatti in tutta la sua grandezza, nella contraddittorietà del suo appoggio “totale” a Mussolini; fino all’abbandono, all’esilio per evitare l’umiliazione delle leggi razziali. “Passionale con Mussolini, che educò in modo da renderlo adatto [sic] a ricoprire cariche pubbliche di rilievo internazionale, lo fu ugualmente con gli artisti – e con le loro opere. Una Guggenheim italiana, potremmo dire. Si innamorava di loro e della loro arte, collezionando molte centinaia, direi migliaia di opere: un catalogo completo della sua collezione non è mai stato fatto. Essa fu smembrata già lei in vita per permetterle di vivere in esilio, dopo le leggi razziali del 1938 che la discriminavano come ebrea, e continuò ad esserlo per ovvi motivi ereditari”.