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Marco Riccòmini

Apart (from that)

La parte del leone la fanno gli stand dei transfughi del STS Sartirana Textile Show

Sarà perché era una delle prime giornate uggiose d’inverno, l’aria umida e fredda che saliva dal fiume a celare allo sguardo i colli circostanti, ma avvertivo come un’aria di malinconia al Parco del Valentino. Forse, non aiutava il mio umore un leggero drizzle e lo stile eclettico e vagamente secessionista della palazzina della Società Promotrice delle Belle Arti (1916), adorna del fregio ‘panatenàico’ in cemento di Edoardo Rubino, che mi ricordava gli ultimi fuochi della Belle Époque, facendomi pentire di non aver scelto quel mattino uno stazzonato tre pezzi in tweed e cravatta in tartan sopra un polacchino di Edward Green, quasi fossi atteso sul set de Il grande Gatsby, anziché al Vetting della IV edizione di Apart Fair (‘L’arte come viaggio tra i continenti, nei secoli’, Torino, Palazzina della Società Promotrice delle Belle Arti, Viale Balsamo Crivelli 11, dal 21 al 25 ottobre 2020). Un percorso breve e circolare attraverso otto sale espositive di diverse dimensioni create apposta «per evitare la stanchezza del visitatore» (nelle lodevoli intenzioni ideative dell’ing. Edoardo Bonicelli), dove, però, la parte del leone la fanno gli stand dei transfughi del STS Sartirana Textile Show. Dopotutto, «Il melting pot è la cifra dei nostri giorni – annunciano gli organizzatori, e – APART vi accompagna in questo viaggio: dall’Europa all’Asia e all’Africa, dall’archeologia ai giorni nostri». Uscendo, il cielo si era nel frattempo schiarito. E la fiera? Apart from that, pensavo alla molla che, a dispetto dei tempi, ci spinge a partire per soddisfare gli occhi e sperare di trovare.