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Marco Riccòmini

Parma Ham

Dopo lo ‘stop’ di primavera il ‘go’ d’autunno è stato meglio di quanto ci si potesse aspettare.

A quale diabolico piano sarebbe ricorsa la Spectre, ai tempi d’oro di Goldfinger, per decapitare il mercato dell’antiquariato internazionale (per ragioni che sarebbero rimaste avvolte nel mistero)? Sabotare il charter Londra-Maastricht, stipato di dealers e directors delle case d’asta britanniche, coi loro gessati stazzonati e i calzini invariabilmente a metà polpaccio? Assoldare una squadra di sicari per assassinare, uno ad uno, i mercanti più in vista dall’una e dall’altra parte della Manica, simulando incidenti domestici (povera C., è rimasta fulminata mentre scaldava una zuppa nel microonde della kitchenette; Hai saputo di W.? Pare che il suo yogurt avesse il botulino...)? In realtà, sarebbe bastato minare i padiglioni del Mercante in Fiera nel giorno riservato ai commercianti. Nei corridoi del luogo forse più identitario per un antiquario, negli anni sono transitate le ‘star’ del mercato di Londra, Parigi e New York, assieme agli ultimi rigattieri, i collezionisti più raffinati in mezzo a chi cercava soltanto di portare a casa la ‘giornata’. Dopo lo ‘stop’ di primavera il ‘go’ d’autunno è stato meglio di quanto ci si potesse aspettare. Non per le scoperte che, come i pesci del pescatore, diventano nel tam-tam del mercato ogni volta un po’ più grandi (guai ad ammettere che siete usciti a mani vuote! Piuttosto, infilatevi sottobraccio uno scatolone raccolto tra i rifiuti così da attirare l’invidia di chi vi guarda andarvene col sorriso); quanto per la voglia di tornare in pista, ossia di normalità (anche nel rito del sandwich al prosciutto).