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Marco Riccòmini

Motocicletta 10HP

«si, avete fatto un buon lavoro; ma ora è perfetto».

Nei giorni in cui s’allungava la fila dei topolini incantati dal pifferaio di Gabrovo (il paese natale di Christo), smaniosi di provare l’ebrezza della camminata sulle acque del lago d’Iseo (i Floating Piers del 2016), ascoltai un’altra fiaba, meno celebre. Narrava di un giovane ispettore delle Gallerie dell’Accademia incaricato di spuntare da un elenco doganale le opere in arrivo a Palazzo Grassi per una mostra d’arte contemporanea. Passata la mattina ad attendere che si aprissero le casse, costui suggerì che, per risparmiar tempo, il giorno seguente sarebbe arrivato a lavoro ultimato. Ma il giorno dopo, con sua sorpresa, lo accolse un facchino con le mani tra i capelli che gli spiegò come, aperta una cassa, aveva trovato un secondo imballo, rimosso il quale, aveva scoperto solo una vecchia motocicletta. Gli fu subito chiaro che gli ignari trasportatori avevano spacchettato un’opera di Christo. Raggiunto il bulgaro al telefono e spiegato l’incidente (motociclistico), l’ispettore ottenne il permesso di ricomporre l’imballo sulla scorta di una fotografia. La vigilia della vernice, Vladimir Javacheff giunse a Venezia e, accompagnato dall’ispettore, girò attorno alla sua opera avvolta da cellophane legato con lo spago. Fece qualche passo indietro, poi si avvicinò e spostò i legacci di qualche centimetro. «Oui, vous avez fait un bon travail – fu il suo commento – mais maintenant il est parfait» (si, avete fatto un buon lavoro; ma ora è perfetto).