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Marco Riccòmini

SILVANO LODI

Silvano è stato tra i pionieri alla scoperta del ‘pianeta Natura Morta’

Se non sbaglio a contare, digitando «Lodi» nel catalogo online della fototeca della Fondazione Zeri si ottengono 40 risultati di sole nature morte. Tra le quali – tanto per dire – quella con una figura femminile dello Strozzi, il Piatto di fichi maturi della Giovanna Garzoni, il Cesto di frutta, tralci d’uva, mele e melagrane del cosiddetto Maestro della natura morta Acquavella e la sublime Alzata con prugne, pere e una rosa di Fede Galizia, in copertina del volume di Luigi Salerno Natura morta italiana. Tre secoli di natura morta italiana. La raccolta Silvano Lodi, a cura del Centro Di (1984). Silvano è stato tra i pionieri alla scoperta del ‘pianeta Natura Morta’, negli anni ruggenti in cui incrociava le spade col ‘Popi’ Lorenzelli di Bergamo e quando, pressappoco ogni lunedì mattina, trillava il telefono sul mio tavolo in piazzetta Bossi: «Dottò? Sono la badessa del Monastero delle Beate Orsolina di Fregene. Avemo trovato un cuadro. Che, Le può interessà?», faceva con una vocina stridula Federico Zeri, per poi farsi serio una volta smascherato, e ordinarmi la spedizione di una sfilza di fotografie in bianco e nero rigorosamente di sole nature morte. Silvano lo conobbi a Londra da ragazzo, quando appresi dei suoi rocamboleschi esordi nella Germania in piena guerra e dove finì con lo stabilirsi, aprendo, agli inizi degli anni Sessanta, la sua prima galleria nella Brienner Strasse a Monaco di Baviera. «Rimane ancora molto da scoprire – scriveva nella prefazione ad una mostra sulla Natura Morta del 1994 – e il mistero che la avvolge è rimasto pressoché invariato».