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Leonardo Piccinini

Venaria sfida il Barocco

Il 12 marzo scorso era la data prevista per il vernissage di Sfida al Barocco. 1680-1750. Roma Torino Parigi, una grande mostra con più di 200 opere da tutto il mondo.

Dopo due secoli di abbandono, otto anni di restauro e 200 milioni di investimento, riapriva nel 2007 la reggia di Venaria. Uno dei più importanti complessi sei-settecenteschi d’Europa riportato al fasto che meritava, sede di mostre e progetti culturali di grande rilevanza (basti solo pensare alla presenza del Centro Conservazione e Restauro la Venaria Reale). Il 12 marzo scorso era la data prevista per il vernissage di Sfida al Barocco. 1680-1750. Roma Torino Parigi, una grande mostra con più di 200 opere da tutto il mondo. “Un’apertura subito rinviata per il coronavirus – commenta Giuseppe Dardanello, curatore dell’esposizione insieme a Michela di Macco e Chiara Gauna – ora pensiamo di aprire a fine maggio e abbiamo chiesto la proroga dei prestiti fino al 20 settembre”. Una mostra molto ambiziosa, “frutto di un progetto di ricerca iniziato nel 2016. Un percorso incentrato sul confronto diretto tra Roma e Parigi (tra fine Seicento e metà Settecento), i due poli di riferimento culturale d’Europa, con i quali Torino, luogo di osservazione privilegiato, intesse in quegli anni un fitto dialogo culturale e un vivace scambio di artisti e di opere.


"Una mostra molto ambiziosa, “frutto di un progetto di ricerca iniziato nel 2016. Un percorso incentrato sul confronto diretto tra Roma e Parigi (tra fine Seicento e metà Settecento), i due poli di riferimento culturale d’Europa, con i quali Torino, luogo di osservazione privilegiato, intesse in quegli anni un fitto dialogo culturale e un vivace scambio di artisti e di opere."


Momenti decisivi nel cambiamento del gusto, come quello arcadico” ed ecco la Diana ed Endimione di Pierre Subleyras (1738) della National Gallery, da cui deriva l’elaborazione grafica che fa da copertina al catalogo. “Siamo molto soddisfatti del rapporto che si è creato con i conservatori dei grandi musei del mondo che hanno preso parte al progetto. Solo il Louvre ha prestato otto opere, alcune delle quali non si erano mai mosse di lì!”. Una mostra con molte sculture (Cametti, Ladatte, Legros…), straordinari arredi (Piffetti, Cressent…) articolata in quindici sezioni sotto le volte dell’antica Citroniera. “Una grandiosa architettura di Juvarra, coerente col periodo della mostra e nello stesso tempo difficile da allestire: l’architetto Massimo Venegoni ha fatto davvero un ottimo lavoro!”. Tra le opere esposte, un dipinto di Subleyras che mi ha sempre affascinato: il Nudo femminile di schiena (1732) di Palazzo Barberini, una delle opere più sensuali della pittura del Settecento. C’è chi ipotizza che abbia pure conquistato Goya nel suo soggiorno romano. Se ne sarà ricordato per la Maja?