notizia

Leonardo Piccinini

Quar A R T E na #2

Un film che pecca qua e là di ingenuità e anacronismi, ma che merita di essere visto anche soltanto per provare a capire cosa significava essere scultore a quel livello nella Firenze del ‘500

Alle “visite virtuali” preferisco i film. E’ da poco uscito in DVD (e in streaming su youtube) Il peccato. Il furore di Michelangelo di Andrei Konchalovsky. Il regista russo, 82enne vincitore di due Leoni d’argento, si è cimentato negli stessi luoghi (e con attori italiani) che videro svolgersi una delle più grandi e sfortunate imprese del Cinquecento, il progetto della facciata di San Lorenzo a Firenze. Un corpo a corpo con la materia, quello di Michelangelo (interpretato da uno straordinario Alberto Testone), nel 1513 reduce dall’avventura titanica, sfibrante, condotta in solitaria sulla volta della Cappella Sistina, alle prese poi con l’infernale lavorazione del marmo di Carrara. Un carattere impossibile (“fate paura a ognuno, insino a’papi” gli rimproverava Sebastiano del Piombo), a cui si perdonava (quasi) tutto in virtù dell’immenso talento.


“metà del cast arriva da Carrara: facce fantastiche, personalità forti. I carraresi vivono nelle montagne senza mescolarsi agli altri, producono marmo da oltre duemila anni"


Un film che pecca qua e là di ingenuità e anacronismi, ma che merita di essere visto anche soltanto per provare a capire cosa significava essere scultore a quel livello nella Firenze del ‘500. La competizione con Sansovino, la scelta dei marmi, la concorrenza di Seravezza (proprietà medicea) con Carrara (Malaspina):

Mentre che egli era a Carrara e che e’ faceva cavar marmi non meno per la sepoltura di Giulio [II, papa Della Rovere] che per la facciata, pensando pur di finirla [la scomparsa dell’ultimo Medici nel 1519 vanificherà il progetto], gli fu scritto che, avendo inteso Papa Leone [X, Medici] che nelle montagne di Pietrasanta a Seravezza, sul dominio fiorentino, nella altezza del più alto monte, chiamato l’Altissimo, erano marmi della medesima bontà e bellezza che quelli di Carrara…” (Vasari nella seconda edizione delle Vite, 1568). Sarà un’impresa immane, con infiniti rallentamenti (e incidenti). Assolutamente credibili nella parte degli scalpellini e delle maestranze impegnate con Michelangelo, gli straordinari attori scelti da Konchalovsky: “metà del cast arriva da Carrara: facce fantastiche, personalità forti. I carraresi vivono nelle montagne senza mescolarsi agli altri, producono marmo da oltre duemila anni. Sono uno dei primi esempi di proletariato: sono una società che è una classe. Non dimentichiamo che l'anarchia sindacalista è nata qui e che qui i partigiani lottarono con grande forza contro fascisti e nazisti. Questi luoghi hanno una storia di indipendenza e facce meravigliose. E poi è un piacere avere a che fare non con attori ma con gente che lavora davvero il marmo: scalpellini, marmisti...