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di Marco Riccòmini

Glossario: I: Art Advisor

Come scegliere un Art Advisor? Chi lo sa alzi la mano; proprio come si fa in asta

Nell’Anglosfera allargata in cui stiamo scivolando - ‘apologies for any typos’, si legge sempre più frequentemente in calce alle mail di connazionali – la stampa che si occupa di mercato dell’arte ci informa della nascita di una nuova professione, quella di ‘Art Advisor’. Ne prendiamo atto, anche se ci sembrava di ricordare che già uno come Bernard Berenson fosse stato Art Advisor (di Isabella Stewart Gardner, per dire). Qualche anglista potrebbe quindi chiedersi se sia corretto dire ‘advisor’ oppure ‘adviser’. Scoprirebbe che vanno bene entrambe le versioni, e se Adviser è la forma più antica e preferita delle due, Advisor è talvolta usata, specie nel Nord America, per certi titoli ufficiali (ad esempio, Advisor to the President). E ‘Art Broker’ che fine ha fatto? Si direbbe un termine passato di moda, e chissà se il suo declino ha a che vedere con l’espressione ‘broke’, ossia essere in bolletta, non proprio un bel biglietto da visita per chi dovrebbe farci da consulente. Attratto dalla novità, chi volesse intraprendere una promettente carriera potrebbe leggersi ‘What You Should Know If You Want To Be An Art Advisor’ (Sotheby’s Institute of Art), come se, per capirci, bastasse un corso per diventare avvocati o falegnami (e già alcuni intraprendenti si sono raggruppati nella Association of Professional Art Advisors: APAA). Ma come scegliere allora un Art Advisor? Chi lo sa alzi la mano. Si, bravi: proprio come si fa in asta. E come dovrebbe aver fatto anche coi propri soldi chi veste quei panni; esperienza e conoscenza prima di tutto. Apologies for any typos.