notizia

di Graziano Gallo

Alfredo Moretti

I mercanti della mia generazione non possono non ricordare Alfredo Moretti come un uomo di rara umanità e grande maestro di vita.

I mercanti della mia generazione non possono non ricordare Alfredo Moretti come un uomo di rara umanità e grande maestro di vita. Ha sempre fatto un vanto delle proprie umili origini contadine, il punto di partenza della sua indefessa attività che lo ha visto commerciante di pelli, autista d’autobus, protagonista di turni interminabili al mulino e numerosi altri lavori prima di cominciare a comprare e vendere vecchie brocche di rame, vero inizio del suo mestiere di antiquario. Intelligente e acuto, parlava solo quando aveva qualcosa da dire: ed era sempre originale, mai banale o scontato. All’entusiasmo per la vita accompagnava slanci generosi e spirito d’avventura, da qui continui progetti e la loro condivisione, ma anche l’accoglienza nel nuovo in ogni sua espressione. La sua ironia e acutezza erano quelle di un toscano di razza, originario della Valdichiana che ha dato i natali, per ricordare solo uno dei suoi concittadini più illustri, al geniale Giorgio Vasari.

A quarant’anni era già uno stimato “commerciante di Antichità”, come un tempo si chiamava l’odierno mercante d’arte, capace di scovare e vendere capolavori della pittura italiana dal Trecento all’Ottocento grazie ad un intuito e a un coraggio senza pari. Ha importato dalla Francia, dall’Inghilterra, Spagna e Stati Uniti contribuendo ad arricchire il nostro patrimonio nazionale di molte opere d’arte ora in importanti collezioni private. La sua bottega di via Pomeria a Prato era una tappa d’obbligo per mercanti e collezionisti.

Con lungimiranza e generosità ha avviato il figlio Fabrizio, quello che è diventato il mercante che tutti oggi conoscono. Gli ha lasciato il timone appena laureato, dimostrandogli incondizionata fiducia e ancora una volta la sua capacità di saper contare sul futuro.

Rimane il ricordo di un uomo straordinario che, lasciandoci, ci fa sentire tutti un po’ più soli. Con Alfredo scompare dalla mia vita, ma non dalla mia memoria, una presenza speciale: un padre putativo, un compagno di viaggi, il collega più navigato.

Nel suo sguardo le gioie e la pene hanno raggiunto l’armonia fino all’ultimo giorno, un mattino assolato e ventilato di metà settembre.