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di Alessandra Di Castro

Antonio Giuliano

Archeologo e Accademico dei Lincei (Roma, 1930 – 2018), fu allievo e collaboratore di Ranuccio Bianchi Bandinelli al quale era stato molto legato. Docente universitario dal 1967, ha insegnato Archeologia e Storia dell’Arte Greca e Romana nelle università di Genova e di Roma “Tor Vergata”. Nell’Istituto della Enciclopedia Italiana è stato redattore della “Enciclopedia dell’Arte Antica e ha diretto l’“Enciclopedia Archeologica”.


"Era schivo, riservato, un uomo d’altri tempi ma era sempre disponibile a fornire un parere su un oggetto, un intaglio o una scultura; un’impressione, sempre illuminante, su una pietra dura, un marmo antico fosse bianco o colorato"


Il professor Giuliano dava del “lei” a tutti, me compresa. Era schivo, riservato, un uomo d’altri tempi ma era sempre disponibile a fornire un parere su un oggetto, un intaglio o una scultura; un’impressione, sempre illuminante, su una pietra dura, un marmo antico fosse bianco o colorato (un campo difficilissimo dove, giustamente, si preoccupava dei falsi antichi e dei falsi moderni e dove usava molta cautela). Giuliano apparteneva consapevolmente a un mondo scomparso. Questo gli procurava una certa amarezza che non nascondeva. Non si dava arie di studioso, era prudente, integerrimo, misurava le parole con cura ed era molto selettivo nelle amicizie, ma era generosissimo di pareri e sempre pronto alle nuove scoperte. Al garbo (anch’esso d’altri tempi) univa un’ironia mordace Era stato un uomo sportivo, affascinante ed era sempre elegante e per questo credo che non avesse mai accettato fino in fondo la vecchiaia e le sofferenze fisiche che l’avevano accompagnata. Ma i suoi occhi, vivaci e penetranti, erano anche negli ultimi anni ancora quelli di un tempo. Giuliano aveva sposato in seconde nozze Giulia Fusconi che gli è stata accanto fino all’ultimo e con cui ha condiviso la passione per lo studio e per la ricerca.


"E di intagli in pietra dura il professor Giuliano era un profondo conoscitore poiché da grande archeologo sapeva giudicare la cultura artistica dell’antichità nei suoi elementi formali anche attraverso le gemme, che spesso esprimono motivi iconografici e stilistici validi quanto quelli di altre classi di monumenti."


Nella quiete della sua biblioteca in Campo Marzio Giuliano ha approfondito e arricchito la nostra conoscenza della cultura formale del mondo antico in tutta la sua complessità ma in particolare si è dedicato con autentico entusiasmo al periodo federiciano. Federico II di Svevia (1194-1250) fu un convinto protettore di artisti e studiosi e la sua corte fu luogo di incontro fra le culture greca, latina, germanica, araba ed ebraica. Nell’ambito della glittica il meridione degli Svevi ha prodotto opere che mostrano una sorprendente e per noi complessa vicinanza all’antico e come è noto le pietre incise rivestivano un ruolo significativo nel tesoro imperiale.
E di intagli in pietra dura il professor Giuliano era un profondo conoscitore poiché da grande archeologo sapeva giudicare la cultura artistica dell’antichità nei suoi elementi formali anche attraverso le gemme, che spesso esprimono motivi iconografici e stilistici validi quanto quelli di altre classi di monumenti.

Sono sicura che proprio l’incontro e l’intreccio di culture diverse e altissime alla corte di Federico II, la cui comprensione ancora oggi è ardua e controversa, affascinava il grande studioso che parlava molte lingue ma che si rammaricava di non conoscere abbastanza bene la scrittura araba e quella ebraica antica. Fu lui a incoraggiare e sostenere mia sorella Daniela, che si era laureata con lui alla Sapienza con una tesi sui disegni dall’antico dei secoli XVI e XVII, nella direzione del Museo Ebraico di Roma e quando, negli ultimi tempi, la salute non glielo impediva veniva spesso al Museo per presenziare alle presentazioni di libri di argomento ebraico.


"Aveva viaggiato tantissimo e quando gli chiedevo un consiglio su musei e sui luoghi di interesse da visitare le sue risposte erano sempre sorprendenti."


Aveva viaggiato tantissimo e quando gli chiedevo un consiglio su musei e sui luoghi di interesse da visitare le sue risposte erano sempre sorprendenti. Mi ricordo quando chiesi del Cairo aspettandomi naturalmente qualche indicazione sul Museo Egizio o su qualche sito archeologico; lui invece mi raccomandò di non perdere assolutamente il museo islamico: questo antichissimo istituto possiede alcuni pezzi di singolare bellezza risalenti all’arte decorativa medievale recuperati dalle case, dalle moschee e dai palazzi del Cairo islamico.
Il nucleo della collezione è composta da frammenti rimossi da moschee e altri monumenti del Cairo e riuniti alla fine dell’Ottocento, tutto ciò che lui amava!!! Ma conosceva anche ogni pietra di Istanbul, conosceva l’Europa continentale,  in particolare la Germania, patria dell’archeologia moderna e della filologia.

Nonostante la cultura sconfinata maturata su fonti storiche e letterarie, Giuliano era uno di quegli studiosi che conosceva l’archeologia greca e romana, la storia dell’arte (ma anche la storia e la letteratura), per esperienza diretta e non soltanto tramite l’apprendimento sui libri e sulle fotografie. Aveva un rapporto di empatia con la materia delle opere d’arte. Quell’empatia che ha accomunato e accomuna tutti i veri conoscitori delle discipline storico-artistiche. Per primo comprese l’importanza del ritrovamento da parte del Nucleo di tutela del Patrimonio Culturale dei Carabinieri dello straordinario Volto d’avorio, oggi esposto a Palazzo Massimo. Alfredo e Valerio Turchi mi raccontano di una clamorosa scoperta fatta soltanto pochi anni fa nella storica galleria di Via Margutta di una straordinaria Nike di marmo, la cui importanza Giuliano aveva immediatamente riconosciuto individuando nei restauri di epoca romana la prova inoppugnabile che si trattasse di un originale greco perduto. In quel momento di stupore e di grande emozione, il Professor Giuliano passò – ma solo per pochi minuti- al “Tu”. La Nike, qui riprodotta in fotografia, fu vincolata nel 2012 perché ritenuta opera di particolare interesse storico artistico ed è ora in collezione Fondazione Sorgente Group.

Era nato a Roma e si ricordava della transumanza dei pastori del Lazio che  portavano mandrie di pecore tra gli imponenti monumenti della città, a Santa Maria Maggiore e ai Fori. Questo racconto suggestivo e romantico accomunava Antonio Giuliano e Giuliano Briganti.

 

Tra le opere dello studioso: Arte greca (1986-1987); I cammei della Collezione medicea nel Museo archeologico di Firenze (1989); Storia dell’arte greca (1989, 1982); Studi normanni e federiciani (con altri, 2003). Da ricordare gli studi su Giacomo Leopardi: Giacomo Leopardi e la Restaurazione (1994); Giacomo Leopardi e la Restaurazione: nuovi documenti (1998); Studi normanni e federiciani (2003). Alla vita dell'archeologo è dedicato il libro-intervista di Francesco Solinas, Appunto per un libro di ricordi (2014).