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di Marco Riccòmini

CARAVAGGIO ad ASHGABAT

«Se vuole guarire - gli dice il medico - eviti la folla, e vada solo dove non c'è coda».

Ristabilendosi dai postumi d'una Sindrome di Stendhal, ad un convalescente ginevrino viene suggerito il Bel Paese per la sua guarigione. Ma nessuna emozione forte, raccomanda il medico curante! Firenze potrebbe andar bene, sennonché dalle pagine del quotidiano locale legge come siano appena state aperte «otto nuove sale dedicate ai capolavori di Caravaggio che, in qualsiasi altro Paese al mondo, basterebbero per realizzare un nuovo museo»! Meglio di no, dice tra sé e sé (e poi ripete: Caravaggi? Come si dirà al plurale?). Saltando Firenze, medita allora sulla placida Romagna. Ma dove prima era tutt'al più un Palmezzano oggi si è presi tra due fuochi (e che fuochi): L’Eterno e il Tempo; tra Michelangelo e Caravaggio (un calembour, visto che pure il Merisi di nome faceva Michelangelo?), recita senza tema il cartellone dei Musei di San Domenico a Forlì. Caravaggio anche qui! E da Roma, per di più, sbuffa! A questo punto gira il volante e punta sconsolato verso casa, ma il passaggio per Milano è obbligato. E si finirebbe dalla padella alla brace: o Dentro Caravaggio, oppure dentro L'ultimo Caravaggio. Eredi e nuovi maestri. Neanche al cinema si starebbe al sicuro, che si rischia il «viaggio sensoriale» Caravaggio: l'anima e il sangue! E una meta lontana, che so, il Turkmenistan? Nossignore; lo inseguirebbe il fantasma del «batman della pittura». Caravaggio è arrivato anche ad Ashgabat! Come finisce la storia? Se vuole guarire - gli dice il medico - eviti la folla, e vada solo dove non c'è coda.