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di Leonardo Piccinini

Una rivoluzione di cera

Francesco Orso e i “cabinets de figures” in Francia

 “Mannequin della Storia” era, nella geniale definizione di Walter Benjamin (Das Passagen-Werk), la scultura in cera. Prodotto di quel “mondo dove il confine tra arte e spettacolo è assai sottile, per non dire inesistente”, secondo Andrea Daninos, che al tema si dedica da anni, e il cui nuovo saggio Una rivoluzione di cera. Francesco Orso e i “cabinets de figures” in Francia (Officina Libraria) è stato presentato lo scorso 17 maggio a Milano nell’affollato salone del Museo Bagatti Valsecchi. Giovanni Agosti, nel suo brillantissimo intervento, ha puntualmente ricordato come il tema della scultura in cera sia nuovamente riscoperto e approfondito; e senza dubbio la quantità di cere presenti all’ultima edizione del TEFAF di Maastricht (basti solo ricordare lo straordinario secrètaire con figure di Caspar Bernhard Hardy) non può essere del tutto casuale. Il documentato volume di Daninos racconta la storia delle esposizioni di figure in cera a grandezza naturale nella Francia rivoluzionaria, all'origine dei moderni musei delle cere, ma non manca di tracciare una cronologia del genere artistico, con dettagli davvero emozionanti, come la selva di statue votive collocate nel principale santuario mariano di Firenze, la Santissima Annunziata: “nel 1530 le figure a grandezza naturale erano circa seicento [!!] Principi, nobili e pontefici pendevano dal soffitto vestiti dei loro abiti o con autentiche armature, talvolta a cavallo; uno spettacolo che possiamo solo immaginare per la totale perdita dei voti e l’inspiegabile assenza di una qualsiasi testimonianza visiva”.

E certamente a partire dall’impressionante ritratto di Luigi XIV settantenne di Antoine Benoist si è basata la ricostruzione storica, affidata alla bravura di Jean-Pierre Léaud, nell’applauditissimo La mort de Louis XIV di Albert Serra, fuori concorso all’ultimo festival di Cannes. Benoist (di cui Daninos sta preparando una monografia) è il pioniere delle esposizioni in cera, che avranno in Philippe Curtius (padre della celebre Madame Tussaud) e nel piemontese Francesco Orso (Orsy in Francia) due grandi protagonisti. L’enorme fortuna del genere rese “opportuna”, ancora nel 1819, una circolare di polizia delle province venete che vietava la sosta a girovaghi, ambulanti e ai “possessori di gabinetti di figure di cera, i quali offrono alla pubblica vista ogni sorta di tragiche spaventevoli scene ed altre orribili imagini, che seducono il pubblico colto, ed il sentimento rintuzzano della rozza plebe”.