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I nostri affanni

Ci siamo lamentati spesso della situazione che si è venuta a verificare nel mercato dell'antiquariato, per le lungaggini e difformità di una burocrazia che, in definitiva, finisce per essere davvero punitiva. Abbiamo sempre sperato che la classe politica fosse in grado di percepire quell'esigenza d'attenzione verso i Beni Culturali che potesse soddisfare le aspettative di coloro che si occupavano professionalmente, sia come funzionari del ministeri, sia come mercanti. In realtà i personaggi preposti ai vari incarichi superiori del ministero, pur avendo una buona disponibilità e una profonda coscienza di bene operare erano talvolta distaccati da una conoscenza attiva delle problematiche connesse ai Beni Culturali. La recente nomina a sottosegretario ai Beni Culturali, Ilaria Borletti Buitoni, presidente del FAI, pare offrire nuovi orizzonti per una integrazione delle problematiche generali della tutela e della conservazione con quella più particolare delle nuove acquisizioni. Non staremo a elogiare più di quanto già non accada l'operato del FAI e le sue benemerenze per la vasta e incessante acquisizione di beni che per lo più vengono donati da privati. Se finalmente riuscissimo ad avere una efficace legislazione che consentisse a coloro che donano ampi riconoscimenti sia d'immagine, sia eventualmente di natura fiscale, siamo sicuri che il nostro patrimonio artistico si arricchirebbe sopra ogni misura. In questo momento ci rendiamo conto che lo stato ha urgente bisogno di risorse finanziarie, tuttavia, pensiamo che comunque potrebbe costituire un enorme vantaggio il venire incontro all'esigenze che abbiamo prima prospettato in ordine alle donazioni. Non solo, ma una corretta normativa sul commercio dell'antiquariato, in particolare per quanto concerne la libertà di circolazione dei Beni Culturali, per lo meno in ambito europeo e la loro più omogenea valutazione da parte degli organi di tutela, sarebbe auspicabile per consentire che il circolo virtuoso del commercio dei Beni Culturali riprendesse vigore proprio considerando l' eventualità, come molto spesso accadeva nel passato, che opere importanti fossero in qualche modo acquisite al patrimonio istituzionale, sia pubblico che privato. L'attuale indeterminatezza sulla tempistica di concessione dell'attestato di libera circolazione, paralizza quasi del tutto il commercio delle opere d'arte. Molto spesso assistiamo a ritardi, davvero sconvolgenti, dal momento che l'istituzione di nuovi strumenti (leggi SUE) avrebbe dovuto snellire le procedure. I rimbalzi di responsabilità risultano per lo più incomprensibili, anche se non si devono ascrivere all'operosità responsabile dei funzionari addetti agli uffici esportazioni, ma piuttosto al intrigo delle competenze che rende tutto più difficile e estremamente lungo. La Biennale dell'Antiquariato di Firenze aveva, con l'acuto suggerimento di Antonio Paulucci, ottenuto in occasione della manifestazione, la presenza accanto alla commissione fiorentina dell'Ufficio Esportazione anche di una commissione ministeriale che nei due giorni precedenti alla inaugurazione della prestigiosa mostra Biennale dell'Antiquariato di Palazzo Corsini, fornisse la certezza dell'esportabilità per gli oggetti che erano stati presentati in quella circostanza. Tale opportunità, che rende la Biennale di Firenze una mostra di grande e reale livello internazionale, era stata successivamente accordata su richiesta della sovrintendente Cristina Acidini fino all'edizione del 2011. A tutt'oggi siamo in attesa di conoscere la decisione ministeriale che siamo certi non mancherà, essendo la mostra Biennale di Firenze la più importante mostra mercato d'arte italiana nel mondo. Un'altro problema che rimane sospeso è costituito dalla pubblicazione delle opere che risultano attualmente soggette a notifica; l'Associazione Antiquari d'Italia si era proposta di partecipare alle spese dell'iniziativa editoriale. La nostra proposta aveva trovato ampio consenso in organi ministeriali, ma per ora l'iniziativa non ha avuto seguito. L'intento era quello di capire come molto spesso la soggettività interpretativa delle leggi, potesse costituire un'inutile e dispendioso aggravio per la costituzione di un patrimonio culturale che realmente rispondesse alle esigenze di beni artistici rilevanti, e di verificare anche la scorretta applicazione delle norme di tutela, fatto che può creare un serio danno economico al possessore dell'opera. Rimaniamo tuttavia consapevoli che questa rilevanza si riferisce a beni di grande valore economico, ma anche ad altri di valore culturale reale. Ci piacerebbe citare un esempio di notifica recentemente affiorato: quello di un dipinto, copia del secolo XIX di un famoso e pregevolissimo capolavoro di Raffaello; l'estensore del verbale di notifica ha ritenuto, con troppa erudita osservazione, che non tanto la qualità o la rarità o unicità dell'oggetto, ma la fortuna che l'immagine originale aveva avuto nel corso dei secoli e la quantità di riproduzioni ad esso collegate, fossero l'elemento decisivo per sottoporlo a vincolo. La pubblicazione dell'inventario aprirebbe anche una prospettiva di conoscenza e di studio su un patrimonio, perlopiù, sconosciuto e quindi offrirebbe agli studiosi ampio materiale di ricerca. Come si vede i motivi di attesa sono molteplici: confidiamo realmente nella illuminata partecipazione del vice ministro Ilaria Borletti Buitoni a questo incarico di grande difficoltà, ma sicuramente di grande soddisfazione se qualcosa sarà ottenuto nel corso della presente legislatura. Da parte nostra dichiariamo la più completa disponibilità a discutere francamente in sede appropriate tutto ciò che possa essere utile a un rapporto condiviso per il bene del patrimonio culturale italiano.

06.2013