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Di nuovo sulle rotonde

I nostri affanni

Non è la prima volta che si parla di rotonde: questi artifizi al traffico, con i quali attualmente le città devono fare i conti e che sono affidate allo sfizio degli assessori alla viabilità in stretto contatto con gli uffici incaricati degli addobbi urbani, sono diventati una costante che con costernazione dobbiamo subire. Oramai quello che vediamo, percorrendo le strade della penisola, va ben oltre alla più sfrenata fantasia. Ognuno può collocare al centro del tondo verde qualsiasi manufatto. Gli elenchi sono difficili da fare ma, se un paziente fotografo accompagnato da uno spiritoso viaggiatore fotografasse tutto quello che incontriamo viaggiando, siamo certi che uscirebbe uno spaccato di un’Italia affidata al cattivo gusto di chi può decidere senza controllo situazioni sensibili come sono quelle del decoro della città o delle periferie. E’ un’occasione perduta della quale avremmo dovuto fare un uso migliore giacchè, se non erriamo, una precisa legge obbligava, nel caso di nuove costruzioni pubbliche, le disponibilità del 2‰ per opere di arte contemporanea in grado di decorare le aree disponibili previa la presentazione di concorsi aperti: ciò per ovviare alla assoluta discrezionalità di gusto di un qualunque geometra degli assessorati. Commissioni adeguate avrebbero dovuto stabilire le modalità e la qualità delle opere. In tempi di crisi economica e per ovviare al dettato di un corretto uso della decorazione ambientale nelle città, non sarebbe stato male nella circostanza specifica delle rotonde, indicare un modello da ripetere in tutte le situazioni, un modello fatto di materiali semplici e di linee sobrie e prive di qualsiasi orpello. Anche i diametri delle rotonde avrebbero dovuto essere attentamente disciplinati: si capisce che una rotonda di una grande arteria necessita di spazi per consentire ai grandi automezzi la circolazione, ma abbiamo visto rotonde di dimensioni spropositate dove ci sono incroci di viabilità ordinaria, la cui unica conseguenza è quella di essere in cattivo rapporto con il paesaggio e di creare un intralcio alla circolazione. Non sappiamo dove cercare le responsabilità di questi obbrobri. Abbiamo pensato agli uffici tecnici da cui dipendono le strade del territorio, ma anche l’Anas potrebbe avere le sue colpe. Il fatto è che qualcuno si decida a dare ordine a questo caos, perché con un intervento assolutamente modesto ma risoluto potremmo ottenere il vantaggio di una riqualificazione paesaggistica con modestissima spesa. Purtroppo sembra che in questo paese nessuno voglia prendersi le responsabilità, se non quando un piccolo arbitrio può appagare modestissime vanità, per esibire alla comunità il gigantismo e quindi il potere dell’amministrazione.
Siamo rimasti molto impressionati da una rotonda che dopo mesi di mistero, perché circondata da una cortina che ne occultava la vista, finalmente abbiamo potuto ammirare e ci chiediamo quale sforzo mentale deve avere guidato l’ignoto artefice di questa sublime installazione. Vorremmo sapere chi è semplicemente, vorremmo sapere che responsabilità ha negli uffici del comune di Firenze, vorremmo sapere anche se questo impianto ha avuto dei controlli e se è stato esaminato da qualcuno. Perché ci sembra assolutamente inaudito che la città di Firenze, così attenta alla “misura”, possa consentire l’esibizione di questa misera idea che deve essere per forza guardata da migliaia di automobilisti ogni volta che le girano attorno. Potrà il Comune di Firenze rispondere a questi quesiti? Potremo impedire in seguito a costui di elaborare “nuovi capolavori”? Ce lo auguriamo di cuore.

06.2009