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A cura di Nadia Bastogi e Rita Iacopino

Dopo Caravaggio. Il seicento napoletano nelle collezioni di Palazzo Pretorio e della fondazione De Vito

Prato, Claudio Martini, 2019. Cm. 25x30, pag. 191, fig. a col e in nero, br Catalogo della mostra a Prato, Museo di Palazzo Pretorio, dal 14 Dicembre 2019 al 13 Aprile 2020

Il Palazzo Pretorio di Prato conserva uno dei nuclei più importanti, in Toscana (secondo solo alle Gallerie fiorentine), di opere del Seicento napoletano. A testimonianza della profonda influenza di Caravaggio (1571 – 1610) sulla pittura partenopea del Seicento, si ammirano il Noli me tangere, capolavoro del napoletano Giovanni Battista Caracciolo, detto Battistello, e la grande tela di Mattia Preti con il Ripudio di Agar; e infine il Buon samaritano di Nicola Malinconico. Dal canto suo la Fondazione De Vito, sorta nel 2011 a villa Olmo di Vaglia (Fi), per volontà dell’ingegner Giuseppe De Vito (Portici 1924 – Firenze 2015), collezionista d’arte e gran conoscitore del Seicento napoletano, annovera invece una tra le più significative collezioni private di pittura napoletana del Seicento. Di conseguenza, alle rispettive curatrici – Rita Iacopino, direttrice scientifica del Museo di Palazzo Pretorio, e Nadia Bastogi, direttrice scientifica della Fondazione De Vito – è apparsa decisamente intrigante la congruenza degli esempi pratesi, con le opere degli stessi artisti o del medesimo ambito, presenti nella collezione della Fondazione De Vito, al punto che ne hanno voluto mettere insieme la mostra intitolata Dopo Caravaggio. Il Seicento napoletano nelle collezioni di Palazzo Pretorio e della Fondazione De Vito (biglietto d’ingresso: 10 € intero, 8€ ridotto), promossa dal Comune di Prato in collaborazione con l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze. Lo scopo dell'esposizione – che presenta un numero di dipinti non elevato, ma di grande qualità – è in sostanza quello di valorizzare le opere sia del Museo di Palazzo Pretorio che della Fondazione De Vito, le cui raccolte, pur formatesi con modalità ed in tempi diversi, documentano l’interesse per il naturalismo della pittura napoletana del Seicento. In pratica, storie di collezionismo antico e moderno che permettono di ripercorrere alcune tappe dello sviluppo successivo alla presenza a Napoli del Caravaggio, attraverso le tele – alcune poco conosciute, in alcuni casi inedite, altre invece di grande notorietà e suggestione – delle personalità più rilevanti della scena artistica partenopea e anche più significative di quella stagione artistica, da Battistello a Nicola Malinconico, da Andrea Vaccaro a Paolo Finoglio, da Jusepe de Ribera a Francesco Fracanzano, da Massimo Stanzione a Bernardo Cavallino, da Mattia Preti ad Antonio De Bellis. Su progetto di Francesco Procopio, l’allestimento della mostra tende a ricreare l’atmosfera di un salotto, mentre il percorso della piccola ma preziosa esposizione (due sale), che s’articola su quattro nuclei, si dipana secondo una sequenza cronologica, stilistica e tematica, vale a dire un viaggio che inizia con il naturalismo napoletano post-caravaggesco, fino ad arrivare all’espressività pittorica del linguaggio barocco. L’incipit è ovviamente rappresentato dalla famosa tela di Palazzo Pretorio con il Noli me tangere, originale interpretazione dell’incontro fra Cristo e la Maddalena, riconosciuto capolavoro di Battistello Caracciolo, artista che a Napoli fu in diretto rapporto con Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio, e che per primo ne veicolò, con una personale interpretazione, il potente naturalismo luministico nell’ambiente partenopeo. Ad esso fa riscontro il San Giovannino dello stesso Battistello, ma in collezione De Vito, presentato in mostra per la prima volta dopo il restauro che ne ha restituito l’originaria cromia; l’artista interpreta un tema caro al Caravaggio con un intenso naturalismo di carni e di luci, percorso da una vena d’accattivante vivacità fanciullesca.

Dopo Caravaggio. Il seicento napoletano nelle collezioni di Palazzo Pretorio e della fondazione De Vito
2019
€ 25.00