vita d'antiquari

Simone Facchinetti

Reve Art Gallery di Clara Santini

Divorata dalla curiosità


La storia e gli inizi
Sono figlia d’arte in senso lato. Mio padre è, infatti, un collezionista d’Alta Epoca e così, volente o nolente, sono cresciuta “fra i tarli”. Il sabato e la domenica erano rigorosamente dedicati a lunghe visite nei laboratori di restauro ed alle incursioni nelle botteghe di antiquari e raccoglitori - all’epoca a Feltre, dove vivevo, e nel Bellunese. Ho imparato ad accarezzare la materia, ad annusarne l’odore, a vedere al di là dello sguardo e ad amare quell’oltre.
Volevo diventare medico, per proseguire la tradizione familiare. Invece mi è toccata una laurea in Storia dell’Arte Medievale con il compianto prof. Miklós Boskovitz, una specializzazione in Storia dell’Arte e delle Arti Minori e contemporaneamente la gavetta presso la Soprintendenza con il programma di catalogazione dei Beni Culturali. A conclusione del percorso accademico, del tutto inaspettata, è giunta la proposta di pubblicare un’opera in tre volumi sul mobile veneto, analizzato nelle sue peculiarità, provincia per provincia, dal XV al XIX secolo, cui è seguito uno studio sulle lacche veneziane. É stato proprio questo mio precoce, pressoché involontario coinvolgimento nel settore delle cosiddette arti decorative a segnare il passaggio graduale, quasi insensibile, dal mondo degli studi a quello del commercio.

Passione
La mia specializzazione? Non averne alcuna! Non c’è soluzione di continuità nell’arte. Sono passata dallo studio della pittura veneziana di primo Trecento allo Spazialismo veneto, attraverso la storia del mobile nei domini della Serenissima. Un unico comun denominatore: il colore e la luce nell’arte veneta. Una sola chiave: la curiosità che divora. Tutto m’appassiona. Superficiale? Non credo. Sembrerà paradossale, ma, più si allarga il proprio raggio d’interesse nel mondo dell’arte, più il cerchio si restringe, portando alla luce sotterranei collegamenti fra epoche e personalità lontane. Ora sono le Biennali d’Arte di Venezia, a partire dalla prima edizione, quella del 1895, ad interessarmi.

Scoperte e prospettive future
La mia scoperta più significativa? Quella che non ho ancora fatto, senza dubbio! Credo nel valore della ricerca, accompagnata dallo studio e nella forza di una sempre più stretta collaborazione fra colleghi. Credo nella necessità di non assecondare il mercato, ma nella capacità di anticiparne i bisogni. Così facendo il futuro della nostra professione non potrà che essere radioso, nonostante tutto!