vita d'antiquari

Marco Riccòmini

Silva

Gusto raffinato d’altri tempi

La storia è vecchia di cent’anni (cento e uno, per la precisione), da quando per primo alzò la claire Enrico, cui successe il figlio Tullio che, dopo una opportuna parentesi oltralpe (erano gli anni delle leggi razziali), nel dopoguerra si stabilì a Milano. A dispetto della Gens («Silva» sta per chi viene dai «boschi»), la famiglia è “lagunare” o, meglio, veneziana. Tullio non ricorda, ad esempio, che il suo omonimo nonno avesse mai parlato altro che il Venesian, pure con Onassis (che si narra gli avesse “soffiato” la Callas...). Quello di Tullio e della moglie Lucia Capovilla (titolare della ditta) è un sodalizio lungo quarant’anni, all’insegna di un gusto raffinato d’altri tempi, di quelli sfavillanti e d’antan delle fotografie in bianco e nero sul sito della galleria (Paulette Goddard col marito Erich Maria Remarque assieme a Tullio Silva, il suo stand a Palazzo Reale, lui che appare alle spalle della Callas impellicciata, tra ali di folla). Comò, trumò, burò, vetri dipinti con arcadie sognate dallo Zais o dallo Zuccarelli sono da sempre i loro desiderata e il loro è l’indirizzo dove trovarli. Ma tra tutte le chicche prodotte nel secolo d’oro a Venezia (ossia il Settecento), forse, gli oggetti laccati sono la loro vera specialità. La parola «lacca» (che, in italiano, sta anche per «piccola valle») deriva dall’arabo Lakk, e indica quella resina appiccicosa usata dalla Cina fino a Venezia come vernice, che si estrae dalla corteccia di alcune piante (e rieccoci, tra avvallamenti e arbusti, di nuovo tra le «selve», come se il nome, alla fin fine, designasse anche il destino).