vita d'antiquari

Marco Riccòmini

Galleria Luciano Coen

The Oriental Rug[ged]

Tale è la forza attrattiva del destino (e di questo magnetico mestiere) che Luciano, il padre di Andrea, lasciò la toga di avvocato della General Motors per dedicarsi alla passione per i tappeti, facendone una professione. Ma non quelli persiani, come usava allora, bensì quelli caucasici o cinesi. Aperta la galleria in via Margutta a Roma nel marzo 1970 (negli stessi locali dove prosegue ancora oggi), nel 1978 diede alle stampe The Oriental Rug («Il tappeto orientale»), edito a New York da Harper & Row, tra i primi “manuali” del settore. Quando, dopo gli studi in Economia, Andrea si affaccia sul mercato il mondo sta cambiando e, sebbene del primo amore paterno raccolga il testimone, dedicandogli un paio di mostre monografiche corredate di catalogo (Shirwan e Kuba. Tappeti tribali del Caucaso orientale [Roma 2004], e Il Bianco ed il blu. I colori del cielo e del mare. I tappeti dell’antica Cina [Roma 2009]), il suo cuore batte fin da subito per quel genere di Textile da appendere anziché calpestare, ossia gli arazzi. Rispetto ai tappeti più comuni, per capirne qualcosa occorre sfogliare pagine più antiche di storia, ovvero volgere lo sguardo all’indietro. Un po’ come viene a noi di fare guardando la sua fotografia qui riprodotta, dove gli occhi vagano alle sue spalle e si perdono tra la lussureggiante vegetazione, intessuta in quel Flemish Portico Tapestry («arazzo fiammingo “a portico” o “a pergola”») uscito da un telaio di Bruxelles dalla superficie ruvida e materica che – per giocare col termine Rug che in inglese significa «tappeto» – oltremanica si definirebbe Rugged.